L’acqua è pubblica e attraverso la sua gestione non è possibile trarne profitti. È così dal referendum del 13 giugno 2011, quando è stata riconosciuta ufficialmente bene comune. Un riconoscimento, però, spesso messo in discussione. Come sta accadendo in questi giorni a Roccamena, un piccolo comune del Palermitano, dove sembra inevitabile, nel futuro prossimo, l’aumento dei costi per la gestione dell’acquedotto e delle tariffe. Alla base della possibile decisione degli amministratori locali si celerebbero, secondo alcuni consiglieri comunali di minoranza, intrecci e interessi provenienti dalla politica regionale. I big palermitani, infatti, avrebbero tutto l’interesse ad annettere i piccoli comuni all’interno delle società partecipate che trarrebbero così nuova linfa per le loro disastrate condizioni finanziarie.
Ma a Roccamena, paesino di poco più di mille anime dal quale i giovani tendono ad andare via, e caratterizzato da una forte presenza di pensionati con redditi modesti, l’idea che l’acqua possa passare alla gestione privata non piace neanche un po’. La cittadinanza non ci sta a concedere l’utilizzo dell’acqua e in paese si respira aria colma d’agitazione. Angelo Moscarelli e Antonino Napoli, consiglieri comunali indipendenti, schierati tra le fila dell’opposizione, si dicono pronti ad attivarsi per l’avvio di una raccolta di sottoscrizioni, finalizzata a indire un referendum che servirà a far decidere alla popolazione se consegnare la gestione dell’acqua in mano ad una società esterna o lasciarla in gestione all’acquedotto comunale. «Organizzeremo un’assemblea cittadina – dice a MeridioNews il consigliere comunale Moscarelli – e, se l’amministrazione non farà un passo indietro, ci attiveremo per chiedere un referendum consultivo».
A Roccamena, secondo il consigliere, il progetto che prevede la privatizzazione dell’acqua risalirebbe a circa un anno fa, quando l’amministrazione locale voleva consegnare la gestione della rete idrica ad un ambito territoriale. Il primo cittadino, inoltre, ha già avviato l’iter per allineare le tariffe idriche comunali a quelle statali affidando l’incarico ad una società esterna. Un segnale, secondo l’opposizione, che dimostrerebbe l’interesse della giunta a concedere la gestione degli acquedotti comunali a terzi. «Ora l’amministrazione si è nuovamente svegliata e sta cercando di concedere l’acquedotto ad una società municipalizzata – continua Moscarelli -. Faremo di tutto per impedirlo».
«Sono solo voci, non c’è nulla di fondato – risponde, dal canto suo, il sindaco di Roccamena Tommaso Ciaccio -. Abbiamo sempre votato contro la privatizzazione in tutte le assemblee e i cittadini possono stare tranquilli». Per Ciaccio inoltre l’adeguamento delle tariffe, interpretato dall’opposizione come un primo segnale verso la concessione della rete idrica, sarebbe stato un atto dettato da una legge nazionale. «Il comune di Roccamena deve adeguarsi alle norme nazionali – dice il sindaco -, che adesso prevedono il calcolo delle bollette a consumo e non più ad aliquote fisse».
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