Comincia a crollare il sistema dei Comuni siciliani. Già si sapeva che i Comuni in dissesto e in pre-dissesto non avrebbero potuto contrattualizzare i precari il prossimo anno. Il Senato, bocciando un emendamento che avrebbe dovuto derogare a questo principio, ha solo preso atto di un fatto logico: se un’Amministrazione comunale è in dissesto finanziario come può pagare il personale precario? Con quali soldi dovrebbe siglare i contratti con questi lavoratori?
«La verità – ci dice il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta – è che la situazione è ormai sfuggita di mano. Il numero dei Comuni che vanno in dissesto aumenta di giorno in giorno. Ed è anche logico: lo Stato ha tagliato i trasferimenti ai Comuni, la Regione in parte li ha tagliati e quelli che avrebbe dovuto erogare li ha erogati solo in parte. E’ il caso del Fondo per il riequilibrio del precariato: quest’anno la Regione avrebbe dovuto erogare 270 milioni di euro e ne ha trasferito solo un’ottantina o giù di lì. In queste condizioni andare avanti diventa impossibile».
Sui circa 24 mila precari degli enti locali siciliani l’ANCI Sicilia lancia l’allarme già da qualche mese. A rischiare non sono soltanto i precari dei Comuni in dissesto e in pre-dissesto – che sono circa 2 mila – ma tanti Comuni siciliani che quest’anno – come già ricordato – hanno ricevuto solo una minima parte dei fondi dalla Regione.
La scorsa settimana abbiamo scritto che l’Ars dovrebbe approvare una norma che sbloccherà l’erogazione di circa 190 milioni di euro: è la restante somma dei 270 milioni di euro di cui parla Amenta. Soldi che, a quanto pare, non sono stati erogati perché la legge è stata formulata male e va riscritta per essere approvata da Sala d’Ercole. I 190 milioni di euro ci sono: lo hanno assicurato i vertici del dipartimento regionale della Funzione pubblica.
Solo che questi 190 milioni di euro serviranno per pagare i debiti accumulati quest’anno dai Comuni per pagare questo personale. Nonostante la mancata erogazione di questi 190 milioni di euro, infatti, le Amministrazioni comunali hanno erogato le retribuzioni a questo personale con scoperture di tesoreria. Cioè indebitandosi con le banche.
Resta da capire chi pagherà questi 24 mila lavoratori a partire dall’1 gennaio del prossimo anno. Su questo tema c’è molta confusione. La proroga di un anno approvata dal Parlamento nazionale non significa che ci sono i soldi, perché questo personale lo pagano la Regione e i Comuni, non Roma.
La Regione non ha ancora nemmeno approvato l’esercizio provvisorio, mentre i Comuni, piano piano, vanno verso il dissesto finanziario. Chi pagherà?
La sensazione è che – soprattutto tra gli stessi precari degli enti locali – non sia ancora chiara la consapevolezza della drammatica crisi finanziaria in cui si dibatte la Regione. I sindacalisti sono convinti di riuscire a trovare una soluzione giuridica, per consentire anche ai Comuni in dissesto finanziario di pagare questo personale. Ma non spiegano con quali soldi i precari degli enti locali siciliani dovrebbero essere pagati ogni mese. Su questo punto sorvolano…
Lo Stato non vuole tirare fuori soldi. Anzi, quando può li toglie al Sud e, in particolare, alla Sicilia, come ha fatto qualche giorno fa prendendosi le risorse finanziare del Piano di azione e coesione (Pac). La Regione siciliana – che negli ultimi due anni è stata letteralmente massacrata dallo Stato (che ha preso dal Bilancio regionale oltre 2,3 miliardi di euro) – non sembra nemmeno in condizione di pagare tutti i soggetti che dipendono dalla spesa regionale.
L’unico modo per pagare questi precari – è inutile girarci attorno – è aumentare le tasse comunali a famiglie e imprese. Ma questo in un momento di gravissima crisi sembra improponibile.
Tanti i Comuni siciliani in crisi. Ci sono quelli che hanno presentato il Piano di riequilibrio. Se tale piano viene bocciato dalla Corte dei Conti finiscono in dissesto. Se la magistratura contabile rimangono comunque in una condizione di pre-dissesto.
Fino a qualche giorno fa i Comuni e in disseto e pre-dissesto erano 25. Ma, come ci ha detto Amenta, il loro numero aumenta. Anche perché, come abbiamo scritto la scorse settimana, ci sono altri Comuni che potrebbero finire in pre-dissesto.
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