Un articolo di Giulio Ambrosetti su linksicilia lanciava nei giorni scorsi uninteressante provocazione, chiedendosi se non fosse il caso, invece di festeggiare per il completamento dei lavori di restauro della statua di Vittorio Emnuele II , di regalarla al Piemonte.
Certo a pensarci bene chi conosce la storia siciliana e le vicende legate allunità dItalia non può che inorridire di fronte alleffige eternata attraverso quellopera scultorea, ma il problema è proprio questo: quanti siciliani conoscono realmente la storia di quei massacri, di quelle ruberie, di tutte quelle ingiustizie e sopraffazioni che elegantemente chiamiamo risorgimento ?
In questi decenni lopera di revisionismo storico e di divulgazione della verità è stata purtroppo lasciata a piccolissime frange di volenterosi che, senza una strategia politica efficace o un intelligente opera divulgativa, si sono visti relegare a parte marginale della società siciliana.
Il popolo siciliano ha subito negli anni un vero e proprio lavaggio del cervello fatto di disinformazione storica, di controllo capillare dellinformazione, di sfruttamento economico mirato non solo a depauperare le risorse del territorio, ma anche a tenere la gente occupata a resistere alla miseria, per sottrarle il tempo della ricerca e dellinformazione, allo scopo di diffondere attraverso le generazioni il concetto che Noi siciliani siamo cosi, Il palermitano è maleducato e sporco, la Sicilia è bella ma i siciliani.. e cosi via.
Il siciliano moderno è il prodotto di questa opera orchestrata con precisione maniacale che spesso è stata contrastata con approssimazione o, peggio, con estremismo e bigotteria, allontanando la massa della gente dai fatti reali.
Certo, è assolutamente vero che grosse sacche di siciliani dopo questa cura sono stati ridotti al limite dellabbrutimento, ma è altrettanto vero che la maggior parte ha mantenuto la fierezza e la nobiltà che ci contraddistingue, anche se assopita o narcotizzata dal clima artificialmente costruito. Qualunque altro popolo che avesse subito un trattamento del genere si sarebbe ridotto ad una regressione antropologica al confine con la bestia.
Citiamo spesso come buon esempio popoli del centro e nord Europa, come gli svizzeri o gli inglesi, ma chi conosce bene quelle genti sa benissimo che con la metà della metà delle attenzioni che sono state rivolte ai siciliani, si sarebbero già uccisi tutti a vicenda, altro che civiltà anglosassone!
Qualcosa però sta cambiando, sempre più siciliani si stanno accorgendo che la storia che gli è stata raccontata non era esattamente la verità. Questo sta accadendo grazie a colti uomini siciliani e non, che trasmettono i loro messaggi con il linguaggio della moderazione, perché sanno che è lunico apprezzato dalle masse.
Siamo tutti chiamati a prendere esempio e a fare autocritica. Abbandoniamo gli estremismi, non tentiamo di eradicare il concetto di italianità ormai impresso nelle genti, ma lavoriamo per il risveglio dellorgoglio di essere siciliani attraverso i fatti che da soli bastano e avanzano.
Non sprechiamo inutili energie in lotte indipendentiste che la gente non capirebbe, ma concentriamoci ad esempio per la battaglia di rivendicazione dei nostri diritti costituzionali negati da 63 anni a causa della mancata attuazione dello Statuto dellautonomia.Facciamo sapere a tutti che la Costituzione italiana in Sicilia viene costantemente violata non applicando integralmente lo Statuto. Ricordiamo a noi stessi e agli altri che lo Statuto non è stato concesso come forma di elemosina, ma come patto tra pari e come punto di partenza per una collaborazione tra fratelli, non certo come avviene oggi, come forma di colonizzazione perpetrata nascondendo lo Statuto in un cassetto, con la complicità proprio dei politici siciliani..
Le statue dunque, che restino al loro posto, ma che siano affiancate da targhe che a presente e futura memoria, illustrino le nefandezze di cui questi falsi eroi si sono macchiati; solo dopo una collettiva presa di coscienza del popolo si potrà eliminare questa forma beffarda di offesa alla bellezza delle nostre città.
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