«Perché facciamo il Pride a settembre? Perché mi ero preparata un vestito scandalosissimo e il 31 agosto scade un’ordinanza sul decoro urbano». Come sempre Massimo Milani non le manda a dire e durante la presentazione del Pride di quest’anno manda una frecciata al sindaco Leoluca Orlando, che le siede proprio accanto. Anche questo è il Palermo Pride, presentato ieri, che quest’anno durerà tutta una stagione, con una serie di eventi e manifestazioni che avranno il loro culmine il 22 settembre con l’ormai tradizionale parata per le vie della città.
L’organizzazione e la stessa Milani, gettano acqua sul fuoco delle polemiche scatenate dal rinvio dell’evento, che solitamente si svolge a fine giugno, ma non si nascondono dietro scuse pretestuose. «Il Pride sembra una semplice manifestazione, ma è una macchina molto complicata – dice ancora Milani – che quest’anno stentava a partire anche per problemi interni. Ci sono delle restrizioni per il village e per il corteo, che stanno diventando sempre più claustrofobiche. Potevamo anche farlo il 30 giugno, ma abbiamo optato per il 22 settembre pensando che fosse un’idea vincente. In realtà è come se fosse cominciato il 13 giugno, con il primo degli eventi che andranno avanti per tutta l’estate». E a chi si chiedeva se ci fosse una volontà da parte dell’amministrazione di spostare la parata l’attivista risponde: «Non siamo dipendenti dal sindaco. Se c’è una cosa che Orlando non ha mai fatto è stata avere ingerenze con il Pride, anzi, è stato sempre un valore aggiunto per noi».
Il tema di quest’anno sarà De*genere e in tale senso non potevano mancare le considerazioni sul momento politico che l’Italia sta attraversando, con le parole -pesanti- su alcuni temi cari al mondo Lgbt spese dai ministri Fontana e Salvini. «In quest’aula qualche settimana fa c’è stato un dibattito molto importante sull’apertura di un hotspot a Palermo – dice Luigi Carollo, uno dei fondatori del Pride – Una questione più unica che rara: maggioranza e opposizione hanno detto No in maniera unanime, ognuno con le proprie ragioni. In quell’occasione, dopo l’intervento di un consigliere che ha definito il Pride come festa della normalità il sindaco è intervenuto per precisare che invece si tratta della festa delle differenze. Noi non siamo spaventati perché il ministro Fontana ha detto che le famiglie arcobaleno non esistono. Noi siamo comunque terrorizzati, perché in un Paese in cui ritorna il linguaggio del meno aborti più figli, la questione Aquarius, la proposta di censimento delle etnie, noi abbiamo paura. È un Paese che ci spaventa. E noi non possiamo stare zitti». E per questo una delle manifestazioni più forti del Pride di quest’anno sarà il 28 giugno, giornata mondiale dell’orgoglio Lgbt.
«Credo che il Pride a Palermo sia come la musica: segna il tempo della città – aggiunge Orlando – Sarebbe fuori luogo non fare riferimento al momento che stiamo vivendo, stiamo subendo le conseguenze di quello che io chiamo il populismo dell’intolleranza: un atteggiamento, quello poi rappresentato da ministri come Fontana e Salvini, più pericoloso e difficile da contrastare, perché destabilizza molto di più di un quadro chiaro di intolleranza. Nella Palermo capitale della cultura, invece, questa iniziativa arricchisce la società». E il sindaco ha anche accettato la proposta di Carollo di andare per la città, con degli incontri che ricalcheranno un po’ il modello dei consigli di strada, per rendere la gente partecipe e fare conoscere ancora meglio le ragioni del mondo Lgbt.
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