Fare le prime due ore di lezione in giro per la città. Seduti alla buona ma indossando la maglietta dell’istituto Verona-Trento. Così si è deciso di protestare per la mancanza di aule nel plesso di via Ugo Bassi. Ad accompagnare gli studenti in questa singolare manifestazione i docenti dell’Istituto Tecnico tecnologico. Sullo sfondo alcuni striscioni che spiegano il perché della loro presenza nei posti più caratteristici di Messina. «Giù le mani dal Verona-Trento» e ancora «La scuola sì, ma non così» sono alcuni dei contenuti dei cartelloni per sottolineare una mancanza di spazi che però è legata a doppio giro ad un altro istituto: il nautico Caio Duilio. Lo stesso che dal 2006 occupa un’ala del plesso del Verona-Trento. A sostenere ragazzi e docenti un comitato di genitori. «Proviamo a far sapere alla città la situazione in cui ci troviamo» spiegano i ragazzi.
Il Nautico accoglie ragazzi da tutta la Sicilia e la Calabria e fino a qualche anno fa era l’unico istituto di questo tipo con un numero di iscritti maggiore rispetto alla capienza del plesso di via La Farina. Altre due scuole di questo tipo sono però state aperte a Milazzo e a Reggio Calabria ecco perché la dirigente scolastica del Verona-Trento, Simonetta Di Prima, ha provato a entrare di nuovo in possesso dell’ala attualmente è occupata dal nautico. Si è rivolta alla Città metropolitana di Messina chiedendo di trovare delle soluzioni alternative. «Da oltre un decennio ci troviamo a fronteggiare la grave mancanza di aule per ospitare la sempre crescente popolazione scolastica, a causa dell’utilizzo, da ben 16 anni, da parte dell’istituto tecnico Nautico Caio Duilio di due interi piani di un capannone industriale dell’antica ex fonderia del plesso – spiega la dirigente scolastica -. Nell’ultimo quinquennio l’Istituto Verona-Trento è stato caratterizzato da un forte incremento della popolazione scolastica, tale da determinare la formazione di una media di 13 prime».
Il non poter disporre di questi locali comporta che le odierne 60 classi dell’istituto Verona-Trento riconosciute in organico possono in realtà disporre di solo 30 aule. «Negli ultimi anni è stato in più casi denunciato lo stato emergenziale dell’evidente carenza di spazi – prosegue la dirigente-, tanto da dover usufruire dei laboratori per allocare intere classi e frequentare lezioni teoriche, che nulla hanno a che fare con attività laboratoriali, con evidenti rischi di sicurezza». La dirigenza, insieme al consiglio d’istituto e i docenti chiedono con fermezza di rientrare in possesso dei propri locali e porre fine a questa annosa, quanto incresciosa condizione.
Nella battaglia tra i due istituti va ricordato che erano state proposte delle soluzioni alternative alla dirigente del Nautico Maria Schirò. Una di queste prevedeva la possibilità che l’istituto di via La Farina potesse essere ospitato nel plesso del Majorana che si trova però sul viale Giostra, difficilmente raggiungibile per gli studenti che arrivano da fuori città. «Bisogna ricordarsi che almeno il 50 per cento nei nostri studenti sono viaggiatori. Se la città di Messina vuole che il Nautico sparisca, che lo trasferisca in montagna» ribadisce. Un’altra opzione proposta è quella di affittare un immobile allo Zir sopra una concessionaria. Ma più adeguato alle esigenze dell’istituto sarebbe invece uno stabile in via Santa Cecilia, individuato dalla dirigente del Nautico. Infine ricorda Salvo Puccio dirigente della Città metropolitana c’è «un progetto di trasformazione delle ex officine del Verona-Trento in aule, già finanziato con 14milioni di euro. Ma ci vorranno dai tre ai quattro anni per completare i lavori. La soluzione più immediata per noi è quella dei locali sopra la concessionaria. Aspettiamo di sapere se per la dirigenza del Nautico sia la strada percorribile e facciamo subito partire i lavori di adeguamento».
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