A Messa, tra le grida di chi ha fame

Palermo, ore 09,40 o giù di lì. Chiesa di San Giuseppe dei Teatini. E’ in corso la Santa Messa. Giornata importante per i cattolici. Oggi si celebra l’Immacolata Concezione. Il sacerdote, dopo le tre letture, sta terminando l’omelìa. Commenta il passo di San Luca. Con qualche citazione teologica dotta. Ha spiegato che cosa significa la frase che l’Angelo rivolge a Maria: “… piena di Grazia”. E’ la gioia dell’Annunciazione, la gioia della vita.
A un certo punto, dal fondo della chiesa, si avverte una voce, prima lieve, poi sempre più forte. E’ una signora. Ha l’aria sconsolata. E lo sguardo triste. Non esibisce abiti griffati. Ai piedi indossa i sandali. Scarpe un po’ ‘estive’, per una giornata di dicembre. E non ha le calze. Sente freddo? A noi sembra di sì.
Alza la voce: “La carità? Dov’è la carità? Guardate come sono ridotta”. I fedeli – non tanti – non sanno che dire. Sono un po’ presi dalla ‘botta’. Una persona che comincia a inveire durante la Santa Messa non è una cosa che capita spesso. Il sacerdote continua nella sua predica. Ma la donna non si dà per vinta. Si dirige verso la statua della Madonna. La guarda muovendo su e giù la testa. poi ricomincia a parlare, prima piano, poi sempre più forte. “La carità? Dov’è la carità? Sono qui. Senza niente. Non ho soldi. Mi hanno sfrattata. E dove per ora dormo il frigorifero è vuoto. Voi pregate, prendete la comunione e io muoio di fame…”.
La scena è tremenda. Restiamo attoniti. Impietriti. Non sappiamo cosa fare. Una signora prende l’iniziativa. Si dirige verso di lei. La esorta ad allontanarsi. La donna non ne vuole sapere. Anzi, alza la voce. Il sacerdote che celebra la Messa non si è fermato. L’omelìa – ormai siano quasi alla fine – prosegue. Ma la donna non molla. Verso di lei si dirige anche il sagrestano. O una persona che somiglia – a noi così pare – al sagrestano. Insieme all’altra signora cercano di convincere la donna a spostarsi verso il fondo della chiesa. Ma la donna insiste. Si libera con uno strattone e si dirige verso l’altare. E, con veemenza, torna a gridare.
– “Ho fame e il mio frigorifero è vuoto…”.
A questo punto il sacerdote interrompe l’omelìa e la apostofa con voce ferma:
– “Signora, basta!”.
– “Basta che? – replica la signora – Ho fame. E a casa il frigorifero è vuoto. Qua tutti parlate di carità, vi fate la comunione e io a casa tengo il frigorifero vuoto…”.
Si fa avanti un’altra signora. E porge alla donna una caramella.
La donna la guarda. Non parla. Si limita a fare su e giù con la testa. Poi, di colpo, gira su se stessa e, a passo svelto, si dirige di nuovo verso la statua della Madonna. E le dice: “Madonna mia la senti? Sono stata sfrattata, non ho un soldo in tasca, ho fame e questa mi offre una caramella…”.
Quindi, di scatto, torna verso l’altare. Altre grida, altre imprecazioni. Su di lei torna a dirigersi la signora, non quella della caramella, ma la prima. La prende sottobraccio. Con dolcezza. Forse la donna si è calmata. Forse ora sta piangendo. Insieme di dirigono verso l’entrata – o l’uscita – della chiesa.
Poi il silenzio. Tombale. Non è stata una bella festa. Decisamente.

 

 

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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