Il pomeriggio del 15 ottobre 2017 – una domenica – in via Siracusa a Caltanissetta c’è uno strano via vai. Nella stradina, situata in pieno centro storico, una telecamera nascosta registra l’ingresso di una serie di persone in un’abitazione dall’aspetto anonimo. All’interno però, stando a quanto intercettato nei giorni precedenti dalla polizia e finito nelle carte dell’inchiesta No fly zone, si sta per svolgere un summit mafioso. A prendervi parte è oltre una decina di membri del cult nigeriano Eiye, tra le principali confraternite attive in Italia, con clan – nest (nido, ndr) nel gergo del gruppo – sparsi in diverse parti della Sicilia.
A indire la riunione nei giorni precedenti è stato Silver Obasuyi, 34enne conosciuto con il nome Silver Paculty. In quel momento oltre a reggere il nest di Caltanissetta, è il punto di riferimento a livello regionale per gli affiliati degli Eiye o, per meglio dire, i birds, termine con cui vengono indicati i membri del gruppo che ha negli uccelli e nel cielo i propri simboli, e nel bianco e nel blu i colori caratterizzanti. La convocazione rimbalza tra i cellulari: «Tutti gli uccelli devono tornare al nido», si legge nell’sms intercettato dagli investigatori. Per Silver Paculty la riunione è necessaria a discutere gli equilibri interni agli Eiye: oltre alle rivalità con le altre confraternite – a partire dai nemici Black Axe, cult affermatosi negli anni Novanta in Nigeria per poi mettere radici in Europa e di cui faceva parte anche Austin Johnbull, il primo pentito della mafia nigeriana – c’è infatti da fare chiarezza sulla gestione del potere dentro la confraternita, specialmente per quanto riguardai i rapporti con i gruppi di Catania e Palermo.
Silver Paculty avrebbe temuto la messa in discussione della propria leadership. I motivi per pensarlo sono più di uno, a partire dal rifiuto di qualcuno a raggiungere la sua casa a Caltanissetta. Il responsabile del nest palermitano, per esempio, fa sapere che dal capoluogo sarebbe arrivato soltanto un portavoce. Nonostante tutto il summit si svolge regolarmente, seppur con qualche ritardo: i membri arrivano alla spicciolata, alcuni con l’autobus proveniente da Catania. A immortalarli, uno per uno, sono gli investigatori.
La riunione avviene due mesi prima del passaggio di consegne tra Silver e il suo successore, il palermitano Chuckwudi Ofladu, successivamente passato a collaborare con la giustizia anche in seguito alle ostilità in cui si è imbattuto nel corso della propria reggenza. L’attenzione della polizia sulla casa di Paculty rimane alta anche nei giorni successivi al summit. Ed è così che, dopo avere installato anche microspie all’interno dell’abitazione, viene registrato il rituale di affiliazione di un nuovo membro degli Eiye. La cerimonia va avanti circa un’ora e vale per tre dei fermati – ai quali vanno aggiunti altri non identificati – l’accusa di lesioni personali: dalle registrazioni audio, per i magistrati, si evince che l’uomo appena diventato un bird sarebbe stato picchiato ripetutamente, anche con una frusta. Un pestaggio accompagnato da invocazioni, canzoni e giuramenti e sugellato dall’hot water, intruglio a base di gin, acqua, peperoncino e altre bevande alcoliche.
Azioni codificate che, per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, rimarcano ancora la vicinanza dei cult nigeriani alle dinamiche tradizionali delle associazioni mafiose, a partire da quella siciliana. Al punto che sempre più spesso si parla di Cosa nera. D’altronde, per capire che, al netto delle differenze culturali, esistano tratti comuni basta dare un’occhiata alle attività dei protagonisti sui social network. A campeggiare sul profilo Facebook di Silver Paculty è l’immagine di Al Pacino nei panni di Scarface. Personaggio della cinematografia che affascina gli aspiranti boss a qualsiasi latitudine.
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