A Caltanissetta il crocifisso entra nelle aule del Comune Proposta da consigliere leghista: «È muto, non discrimina»

Il crocifisso verrà affisso nell’aula consiliare e nelle aule delle commissioni di palazzo del Carmine, la sede del Comune di Caltanissetta. La mozione, presentata a gennaio dal consigliere Oscar Aiello di Lega-Prima l’Italia, è stata votata durante l’ultima seduta del Consiglio ed è passata con dieci volti favorevoli, sei astenuti e un solo voto contrario, quello della consigliera del Movimento cinque stelle Marina Mancuso. «Ho presentato questa mozione in adesione ai valori cristiani su cui ho sempre fondato non solo il mio agire quotidiano ma anche la mia azione politica». Sono state queste le parole con cui Aiello ha iniziato il proprio intervento, di una decina di minuti, che ha preferito leggere perché «il crocifisso è un tema divisivo e voglio evitare strumentalizzazioni o sciacallaggio». 

Per iniziare, Aiello cita pure un articolo pubblicato nel 1988 su L’Unità. «Il crocifisso resta un simbolo passivo perché non implica alcun atto di adesione – sostiene il consigliere leghista – non genera discriminazioni perché è muto e non vuole insegnare nulla. Per i credenti, e io sono uno di loro – sottolinea – è un simbolo cattolico, per gli altri può essere una semplice parte del muro. Ma non possiamo negare che fa parte della storia del mondo». E soprattutto della cultura italiana che, sebbene come sancito dalla Costituzione è uno Stato laico che non prevede una religione di Stato, considera il crocifisso in qualche modo parte del patrimonio storico-culturale a prescindere dalla fede. Ed è stata questa anche la motivazione per cui, negli ultimi anni, sono state respinte diverse richieste di rimozione dei crocifissi dai luoghi pubblici (scuole, ospedali, tribunali). Un retaggio di norme che risalgono, in realtà, all’epoca fascista

«II crocifisso – continua Aiello soddisfatto dell’approvazione in Consiglio della propria mozione – è il simbolo della rivoluzione cristiana che porta con sé l’idea di uguaglianza che è sancita anche dalla nostra Costituzione. Che seppur, con pari diritto con le altre, cita solo la religione cattolica. E chiediamoci il perché…». Una frase lasciata sospesa, un po’ alla libera interpretazione, dal consigliere che appartiene a una forza politica che, negli anni a più riprese, ha fatto dell’esposizione pubblica del crocifisso una battaglia. Un punto sulla questione, dopo il caso di un professore che aveva subito una sanzione disciplinare per avere tolto il crocifisso dal muro durante le sue ore di lezione in aula, lo ha messo la corte di Cassazione. Nella sentenza del 2021, da una parte, si stabilisce che non c’è l’obbligo di esporre il crocifisso nei luoghi pubblici e, dall’altra, non c’è nemmeno un divieto. La soluzione sarebbe ricercare, di volta in volta, «una soluzione di mediazione o di compromesso». 

Marta Silvestre

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