«Un mercato di comunità, non un mercato a sé stante». Sarà soprattutto questo, secondo il presidente della prima circoscrizione Massimo Castiglia, il nuovo volto che si appresta ad assumere lo storico mercato di Ballarò, che tornerà alle antiche origini diventando coperto. Un progetto, presentato dallo Iacp e tra quelli finanziati nell’ambito dei fondi Po-Fesr 2014-20, che ha suscitato non poche polemiche, specie tra le fila a 5 Stelle, respinte in toto questo pomeriggio in occasione dell’undicesimo consiglio di strada a Ballarò. Che ha visto una partecipazione piuttosto nutrita da parte di residenti e commercianti, che hanno riempito la sala riunioni della chiesa del Carmine Maggiore. «La piazza e il quartiere per come sono adesso, nel degrado più totale, stanno bene a tutti? Chiederei questo oggi a chi ha criticato questo progetto», dice infatti un commerciante che ha deciso di prendere la parola. «È una novità, certo, e come tale porterà migliorie e qualche disagio. Ma per la prima volta abbiamo un consiglio finalmente presente, che sta in mezzo alla gente e un’amministrazione che si interessa a questo quartiere», conclude, palesando la propria fiducia soprattutto verso chi, nel progetto del mercato coperto, ci sta mettendo la faccia.
«Il ruolo del mercato è importante – torna a dire di nuovo Castiglia -. E il tema su cui concentrarci è proprio come il rilancio del mercato storico di Ballarò possa passare anche attraverso questa opera. Siamo a pochi giorni dall’approvazione, un po’ sofferta, della delibera del mercato coperto. Alcuni consiglieri si sono astenuti, altri sono usciti dall’aula. Ma il mercato coperto la città lo vuole. Chi critica questo progetto non conosce questa piazza e non sa cosa succede la notte». E la nutrita presenza si oggi al consiglio di quartiere e i diversi interventi dei commercianti del quartiere sembrano confermare questa impressione. «Il mercato è e può ancora essere risorsa per tutta la città – dice subito dopo un altro commerciante -. Si è paventato il timore che venga meno l’anima popolare a scapito di una veste puramente turistica e basta. Non sarà così. Le due cose possono coincidere. Il mercato coperto aiuta notevolmente in questo, perché consente di coniugare al meglio le cose. E potrebbe fare anche in modo che i mercati popolari siano di nuovo fucina di artigianato». Ad aleggiare nel quartiere, insomma, ci sono soprattutto fiducia e ottimismo. Anche sui tempi di realizzazione.
«Il cronoprogramma totale prevede un tempo di 24 mesi – spiega Monica D’Agostino, rup del progetto -. Lavoreremo per sotto cantieri, cercheremo insieme ai commercianti stessi delle soluzioni di volta in volta per venirci tutti incontro. Dal momento in cui tutto passerà all’assessorato Ambiente, si potrebbe anche partire da settembre». Commercianti che, in qualche modo, sono stati tra i protagonisti di quest’iniziativa. «Lo Iacp come prima cosa ha censito chi lavora a piazza del Carmine, questo perché il progetto deve servire a loro per primi. Nessuno è stato mai lasciato indietro, il progetto è forte perché sin dall’inizio è stato modellato sui suggerimenti dei commercianti stessi, ed è anche quello che a qualcun altro oggi fa forse più paura», osserva a proposito Marco Sorrentino di Sos Ballarò. Il progetto prevede 20 alloggi popolari all’Albergheria, oltre al ritorno del mercato coperto in piazza Carmine. Un’operazione, secondo Castiglia, «straordinaria».
Si è preso nota delle indicazioni di tutti i mercatari, insomma. Uno per uno, assemblea dopo assemblea, ha dato il proprio contributo a quello che verrà presto realizzato. Un modello unico, un «ragionamento di condivisione nato qui che andrebbe esportato e ampliato a tutto il centro storico, facendo un ragionamento complessivo», dice infatti Salvatore Orlando, presidente del consiglio comunale. «Teniamo gli occhi aperti – suggerisce -, senza scoraggiare chi intanto ha partecipato a questo percorso». Un progetto-modello, in un certo senso, nato dalla sinergia di tanti attori diversi. «Tutto il dibattito sul “pollaio” mi è sembrato che dietro avesse ragioni di propaganda politica, nulla di più – interviene l’assessore Giusto Catania -. Ci sarà un processo di regolamentazione complessiva del mercato, non di singoli commercianti, e questa è un’operazione buona. Mettendo in ballo il massimo della trasparenza e garantendo la comunicazione fra tutti. È un contributo alla città di Palermo, che renderà più attrattivo uno spazio non solo per i turisti ma per tutti, compresi quindi i palermitani stessi. Conosco palermitani che a Ballarò non ci sono mai venuti, quindi l’opera di riqualificazione serve anche a questo, a innescare un percorso virtuoso che qui ci porti soprattutto i palermitani, quei palermitani».
Una riqualificazione, insomma, che parte da piazza del Carmine ma che passa dall’intero quartiere per coinvolgere, nel tempo, l’intera città. Questo il messaggio chiave contenuto in questo progetto. «Siamo qui per parlare di iniziative che renderanno più bella Ballarò, stabilendo dei confini in cui imparare a stare tutti bene, nessuno deve andare via, non è questo che vogliamo fare al quartiere – garantisce il vice sindaco Fabio Giambrone -. Questa è una battaglia che vinciamo se restiamo uniti, puntando anche su questa contaminazione che sta portando a risultati bellissimi». Tra i presenti c’è anche Don Enzo Volpe, anche lui piuttosto fiducioso nel progetto appena approvato: «Qui c’è una realtà in sofferenza, ma ci sono anche grandi potenzialità, specie tra i residenti e i commercianti che operano qui. Questa è la vera potenzialità di questo quartiere, il vero motore, economico e non solo – dice subito -. Le persone del quartiere devono essere davvero coinvolte, non deve essere una cosa “calata dall’alto”».
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