«Per ogni donna uccisa e offesa, siamo tutte parte lesa». È solo uno dei tanti slogan urlati dalla folla che si è raccolta a piazza Verdi, davanti al teatro Massimo, e che ha dato ufficialmente il via allo sciopero globale che oggi si volge contemporaneamente in 49 paesi, in occasione della Giornata internazionale della donna. «Oggi affrontiamo questa giornata e questo evento con uno spirito di autodeterminazione e di rivendicazione – dice Maria Occhione dell’Assemblea cittadina contro la violenza maschile sulle donne -. Con questa iniziativa vogliamo fermare ogni attività di produzione ma anche di riproduzione, perché se le nostre vite in quanto donne non valgono, allora dobbiamo scioperare». Un modo estremamente simbolico e d’effetto per dire no ad ogni tipo di violenza contro il genere femminile, anche di tipo mediatico. «Tanto è stato fatto, ma è molto di più quello che ancora di può fare», si sente ancora al megafono.
«Essere qui oggi per me significa dimostrare solidarietà a una lotta che si configura come una lotta di genere, ma in realtà poi riguarda un modo diverso di intendere anche i rapporti nella società, al di là dei generi in sé e dei sessi. Insomma, non è solo la lotta delle donne, non più, è la lotta di tutti e per tutti», dice Piero, anche lui parte attiva del corteo che arriverà a piazza Pretoria. «Viviamo in una società che ha un’impostazione patriarcale – continua il ragazzo – Questi appuntamenti servono per riaccendere discussioni che ormai non possono essere ignorate e stimolare sensazioni, indignazione anche per tutto quello che ancora manca. Forse il femminismo è ormai superato, è tempo di guardare oltre e lasciare spazio al femminile come dimensione di relazione, di cura e accoglienza».
Accanto alle donne dell’Assemblea cittadina costituitasi in seguito al partecipato incontro del 2 febbraio in aula Rostagno, alle Onde onlus e Amnesty International, c’è anche il nutrito gruppo degli Uomini Palermo contro la violenza sulle donne: «Questa è una giornata bellissima – dice subito Michele Verderosa, socio del gruppo nato tre anni fa -. Il femminicidio è una piaga, è giusto che noi uomini ci mobilitiamo per questa causa». La strada da fare, però, è ancora moltissima: «Partiremo dalle scuole e dai bambini per rifondare una coscienza che ormai non c’è più», aggiunge Michele.
Non mancano gli appelli rivolti anche alle donne: «Dovremmo essere più solidali tra noi – dice Federica – Altrimenti rischiamo di perpetuare logiche maschiliste come la competizione e l’invidia. Concentriamoci sull’emergere femminile e lottiamo per la libertà e la dignità di tutti». I cambiamenti da realizzare sono ancora molti, ma dovrebbero partire proprio dalla donna, che «dovrebbe iniziare a prendere coscienza di sé – continua Federica – imparando a pensarsi insieme alle altre donne. Pensandoci tutte quante sorelle e creando i presupposti per un rispetto più diffuso».
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