27 Sindaci dell’Agrigentino chiedono di svincolarsi da Girgenti Acque

dall’ex Sindaco di Realmonte
Salvatore Petrotto
riceviamo e pubblichiamo

Il 19 luglio 15 dei 27 Sindaci dell’ATO idrico di Agrigento, quelli cioè che hanno consegnato le reti a Girgenti Acque, si sono dati appuntamento a Casteltermini.

L’incontro è culminato con l’incarico conferito ad un legale per uscire fuori dall’ATO e rescindere il contratto con Girgenti Acque, per le numerosissime inadempienze ed illegalità commesse.

I Sindaci e gli amministratori presenti presso l’aula consiliare di Casteltermini erano – oltre a quello del Comune ospitante, ossia Casteltermini – il vicesindaco di Agrigento ed i sindaci di Canicattì, Sciacca, Realmonte, Ravanusa, Racalmuto, Comitini, Favara, Caltabellotta, Castrofilippo, Lucca Sicula, San Giovanni Gemini, Naro e Siculiana.

Nell’intervento introduttivo il Sindaco di Casteltermini, Nuccio Sapia, ha posto l’accento sulle anomalie della gestione del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento che vede 27 centri gestiti da Girgenti Acque spa, mentre gli altri 16 sono rimasti fuori. Un’anomalia agrigentina che provoca gravi conseguenze sulle tasche dei cittadini. Di fatti, è accertato che vi è un incremento dei costi dell’acqua intorno al 25%. Una situazione che determina un’intollerabile differenza di tariffe che deve cessare subito: “Non si può più tollerare la sperequazione di pagare l’acqua, bene preziosissimo per la vita di ogni cittadino, in maniera diversa a seconda del paese dove risiede il cittadino”.

“Il problema principale – ha proseguito il Sindaco Sapia – sta nel fatto che l’ATO Idrico doveva raggiungere l’obiettivo di ottimizzare i servizi e ridurre i costi. Questo non è avvenuto, anzi si è verificato l’esatto contrario. Per questo motivo è inevitabile dare mandato agli avvocati per un’azione legale, da promuovere contro la Regione siciliana, per la fuoriuscita dall’ATO”.

Tutti i rappresentanti dei Comuni presenti hanno deciso di adottare gli opportuni atti deliberativi per dare mandato ad un pool di avvocati al fine di promuovere una serie di azioni legali.

Si è poi stabilito di chiedere, con estrema urgenza, un’audizione presso la quarta Commissione del Parlamento regionale che si occupa di queste scandalose gestioni, alla presenza del Governo regionale.

Nel caso in cui il Governo di Rosario Crocetta si rifiutasse di partecipare all’incontro si è stabilito di andare oltre, attraverso un’autoconvocazione.

In attesa di avviare le azioni legali e risarcitorie nei confronti dei cittadini agrigentini tartassati ingiustamente da Girgenti Acque, al fine di eliminare le vessatorie sperequazioni fin qui perpetrate, si è stabilito di chiedere alla Regione, in attesa della emanazione da parte dell’Ars della legge organica sull’acqua, l’adeguamento di tutte le tariffe al ribasso, adeguandole a quella più bassa dei 27 Comuni in questione; nonché di concedere la facoltà a quelli che ne fanno richiesta di gestire in proprio il servizio.

L’assemblea dei sindaci, all’unanimità, ha condiviso integralmente tali trancianti decisioni, attraverso l’approvazione di una mozione unitaria.

Parte quindi da Casteltermini forse la più decisiva iniziativa per porre fine alla scandalosa ed anomala gestione dell’ATO idrico di Agrigento.

Del resto, i colpi di scena che riguardano l’illegale gestione dei servizi idrici nell’Agrigentino non mancano mai.

L’anno scorso si registravano delle polemiche dimissioni accompagnate da una circostanziata denuncia alla Procura della Repubblica di Agrigento dell’ex amministratore delegato di Girgenti Acque, l’imprenditore Carmelo Salamone, recentemente eletto responsabile provinciale dell’ANCE, l’Associazione dei costruttori edili.

Lo stesso Salamone, che è tra l’altro uno degli azionisti di minoranza di Girgenti Acque, società il cui dominus, col suo 51%, è Marco Campione, quest’anno, si è rifiutato di approvare il bilancio consuntivo della società, per delle evidenti irregolarità riscontrate e prontamente denunciate già nel 2013, in fase di approvazione di bilancio preventivo.

Il Salamone è ritornato alla carica nel denunciare la situazione relativa alla distrazione di personale assunto da Girgenti Acque, ma utilizzato, ‘impropriamente’, presso altre aziende private riconducibili all’azionista di maggioranza, il già citato Campione.

L’oggetto dell’atto di accusa di Salamone contro Campione è anche la fornitura di beni e servizi assicurati senza osservare i regolamenti interni della società ed in particolare l’acquisto, assai sospetto, di 13 milioni di euro di contatori di infima qualità, provenienti dall’Europa dell’Est.

Ovviamente i costi del personale utilizzato per altri scopi che poco hanno a che vedere con la gestione dei servizi idrici o i contatori idrici sovrastimati, sono stati caricati sulle bollette dei cittadini.

E mentre l’ex amministratore delegato e tutt’ora azionista di Girgenti Acque, nonché, come detto, neo presidente dell’ANCE agrigentina, Carmelo Salamone, tornava a denunciare pesantemente queste cose, non più di dieci giorni fa, l’ingegnere favarese Giuseppe Carlino si dimetteva dalla carica di direttore generale con delega agli investimenti.

E tutto ciò capita mentre la Procura della Repubblica di Agrigento sta indagando per il grave inquinamento ambientale provocato lungo i litorali agrigentini, da un altro ex amministratore delegato, sempre di Girgenti Acque, il catanese Giuseppe Giuffrida.

Insomma se ne stanno vedendo delle belle, se consideriamo che sul capo di Girgenti Acque pendono almeno un’altra decina di denunce, presentate anche dai rimanenti 16 Sindaci che non hanno consegnato le reti idriche e che sono stati citati dal Campione a risarcirlo in sede civile per oltre trenta milioni di euro.

Come pronta risposta, lo scorso anno, anche i Sindaci che si sono rifiutati di cedere le reti, hanno denunciato penalmente Girgenti Acque, società i cui debiti ammontano ad oltre 40 milioni di euro e che è da sempre sull’orlo del fallimento.

 

Redazione

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