25 anni da strage, parla Fiammetta Borsellino «Su via D’Amelio passò una mandria di bufali»

«Nessuno si fa vivo con noi. Non ci frequenta più nessuno, magistrati o poliziotti. Si sono dileguati tutti. Le persone oggi a noi vicine le abbiamo incontrate dopo il ’92. Nessuno di quelli che si professavano amici ha ritenuto di darci spiegazioni anche dal punto di vista morale». Lo dice Fiammetta Borsellino, 44 anni, ultimogenita del magistrato Paolo, ucciso nella strage di via D’Amelio 25 anni fa, in un’intervista al Corriere della Sera.

«Io non so se era alle prime armi. E comunque mio padre non si meritava giudici alle prime armi, che sia chiaro», aggiunge la figlia del giudice ucciso, riferendosi al pm Nino Di Matteo che era tra i magistrati di Caltanissetta che si occuparono dell’inchiesta sulla strage. Alcuni giorni fa la corte di appello di Catania, nel processo di revisione, ha assolto 9 persone che erano state condannate ingiustamente per la strage.  

«Ai magistrati in servizio dopo la strage di Capaci – dice Fiammetta Borsellino – rimprovero di non aver sentito mio padre nonostante avesse detto di voler parlare con loro. Dopo via D’Amelio riconsegnata dal questore La Barbera la borsa di mio padre pur senza l’agenda rossa, non hanno nemmeno disposto l’esame del Dna. Non furono adottate le più elementari procedure sulla scena del crimine. Il dovere di chi investigava era di non alterare i luoghi del delitto. Ma su via D’Amelio passò la mandria di bufali».

«Fiammetta ha l’autorevolezza per dire queste cose, anche perché fino adesso non ha mai detto niente, per cui quello che dice è Vangelo. La ricerca della verità si fa sempre». Lo afferma Rita Borsellino che aggiunge:  «Parlo spesso di coriandoli di verità perché questa ricerca è diventata un tema carnascialesco. Cosa mi aspetto? E che mi devo aspettare, che ci sia verità, abbiamo questa mania dei numeri, mi aspetto che il 26/mo anno, il prossimo, lo possiamo celebrare come l’anno della verità».

«Prendiamo molto sul serio le parole della figlia del giudice Borsellino, Fiammetta. Tanto che oggi l’ascolteremo come commissione Antimafia, come in passato abbiamo sentito la sorella Lucia e i fratelli del magistrato, Rita e Salvatore». Lo ha detto la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, ai giornalisti che le chiedevano un commento all’intervista al Corsera in cui Fiammetta Borsellino parla di responsabilità di magistrati nel mancato accertamento della verità sulla strage di via D’Amelio. «Non posso commentare le sue parole – ha aggiunto -. Aspettiamo di sentirla. Oggi ci consegnerà anche documenti processuali. Abbiamo il dovere di dare risposte alla richiesta di verità dei familiari di Borsellino. Da questo ad accertare le loro affermazioni c’è di mezzo il lavoro che la commissione antimafia dovrà svolgere».

 «Chiedo scusa, anche pubblicamente e anche per conto di chi non l’ha fatto e avrebbe dovuto, per uno dei più colossali errori giudiziari commessi. Chiedo scusa a innocenti che sono stati condannati all’ergastolo», ha detto infine l’ultimogenita del giudice al termine dell’audizione all’Antimafia, parlando dei depistaggi delle indagini sull’attentato in cui morì suo padre.

Redazione

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