«Non posso impedire a qualcuno di venire, ma posso rivendicare con forza il senso di questa memoria. La mia presenza lì è più che sufficiente, il resto serve solo ad alimentare gossip». Arriva subito al punto, il sindaco Leoluca Orlando, a chi gli chiede se sarà presente il 23 maggio nell’aula bunker dell’Ucciardone in occasione delle consuete commemorazioni in ricordo della strage di Capaci. E soprattutto se entrerà nel merito della presenza, finora fortemente contestata da associazioni e studenti, del ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Non vedo alcun motivo per cui il prossimo 23 maggio, come ho sempre fatto anche in passato, non dovrei essere presente – ribadisce -. un’occasione di memoria che ci interroga e ci inquieta, quest’anno come in passato».
Come spesso fa Orlando interroga tutti, dal primo all’ultimo cittadino, per capire a che punto sia arrivato quel cammino culturale iniziato da tempo e per comprendere cosa fare per migliorare ulteriormente. «Credo si possa dire che le vittime delle stragi e della violenza mafiosa oggi direbbero in qualche misura missione compiuta, non esiste in Europa una città culturalmente più cambiata di Palermo, in questi 40 anni – dice con fierezza -. La mafia oggi c’è ancora, a New York come a Palermo, ma non governa più la nostra città. C’è anche un cambiamento abissale tra la magistratura di oggi e quella di allora, tra le forze di polizia di oggi e quelle di allora, un cambiamento che dovrebbe essere adeguato anche sul fronte politico».
Certo, le correnti sono cambiate, è bene esserne consapevoli. Ma non sembrano in alcun modo influire sulla partecipazione a giornate come quella di giovedì. «Il tema non è tanto tornare in quell’aula bunker in cui il 10 febbraio ’86 mi sono costituito parte civile al maxi processo istruito dal pool. Mi auguro che questa sia una giornata in cui si faccia memoria, in cui ci siano non certezze ma inquietudini. La mia sarà una presenza doverosa e silenziosa – spiega ancora -, diversa da quella dell’anno passato, così come sarà diversa a sua volta da quella successiva. In questa città abbiamo ritenuto che non bastasse dire che vogliamo rispettare le leggi, ma che invece in qualche modo bisognasse affermare il principio del semplice rispetto delle leggi». Un passaggio, il suo, per tirare in ballo la Costituzione e gli ultimi recentissimi fatti di cronaca, da quello della professoressa dell’industriale Vittorio Emanuele III, che a suo dire «ha manifestato nel rispetto della costituzione il proprio ruolo di insegnante», ai migranti a bordo della Sea Watch fatti sbarcare solo ieri sera tardi a Lampedusa.
«Non c’è disciplina e onore nel battersi perché un sottosegretario indagato per rapporti con uomini di Messina Denaro resti al suo posto; non c’è disciplina e onore nel sanzionare una professoressa che educa i propri studenti al senso civico; non c’è disciplina e onore nel negare i diritti dei migranti che sono esseri umani; non c’è disciplina e onore nel negare la libertà di espressione dei cittadini che manifestano pacificamente il proprio dissenso – chiarisce infatti -. In un momento come questo se si vuole che la città continui il cammino iniziato non si può tacere. Credo che un sindaco, con calma e leggerezza, senza la pesantezza e l’isteria di alcuni social, debba chiarire il senso del fare memoria di chi ha dato la vita per una città che oggi non è certamente più governata dalla mafia. Per anni non ho salutato certi politici antimafiosi, si può anche continuare a farlo. Non resta che dirci arrivederci al 23».
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