Scope, rastrelli e sacchetti, ma anche tanta buona volontà: è quello che ha permesso a Silvio Moncada, presidente della IV circoscrizione di Palermo, di ripulire e disinfestare un sottoscala all’aperto in zona Cappuccini, che da tempo si è trasformato nel rifugio di un senzatetto. Insieme a lui anche i consiglieri Luca Reina e Ninni Abbate, oltre a una squadra di volontari e a un medico che ha constatato lo stato di buona salute del clochard. Nel piccolo angolo si erano da tempo ammassati rifiuti di ogni genere: dai mozziconi di sigaretta agli escrementi e al cibo in decomposizione. Fondamentale, infatti, è stata l’assistenza della Rap durante l’intervento di pulizia, che ha fornito ai volontari il materiale necessario.
Soddisfatto soprattutto il senzatetto, che di quell’angolo ne ha fatto una sorta di casa, di luogo sicuro in cui tornare tutte le volte. Anche se all’inizio a farla da padrone è stata la diffidenza: «Era quasi infastidito – racconta il presidente – Ma quando ha capito che volevamo aiutarlo si è messo a parlare con noi». In breve tempo volontari e consiglieri riescono a guadagnarsi la fiducia dell’uomo, che si convince a farsi offrire la colazione: qualche brioche e un tè caldo, prima di riappropriarsi di uno spazio che ormai sente come proprio. Ma dopo il cibo, un’altra priorità è quella di ripararsi dal freddo: i volontari, infatti, riescono a reperire nel vicino istituto Boccone del Povero coperte nuove, un cuscino, un giubbotto e due paia di pantaloni.
Il senzatetto ha accettato i doni, ma ha precisato che la sua «è una scelta di vita», spiazzando tutti. «Sono molto provato – dice infatti il presidente – Non pensavo che qualcuno potesse autocalpestare la propria dignità di essere umano. Mi auguro che si possa fare qualcosa e si possa mettere fine a questa autentica vicenda che mortifica non soltanto il protagonista, ma coloro che lo circondano con tanta indifferenza». È un bene, dunque, che malgrado una decisione così estrema e così personale, l’uomo abbia accettato di farsi aiutare dai volontari. Ma il lavoro dell’intera comunità non può esaurirsi con una pulizia straordinaria, un po’ di cibo e qualche vestito. «Noi abbiamo fatto la nostra parte – dice infine Moncada – Adesso auspico che le altre istituzioni, principalmente Asp e Servizi sociali, si prendano in carico il problema per evitare che un caso umano si trasformi in tragedia».
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