VII Colloquio Internazionale «Medioevo Romanzo e Orientale»

Nello splendido quadro del Convento di Santa Teresa a Ragusa Ibla si è svolto, dall’otto al dieci maggio, il VII Colloquio Internazionale «Medioevo Romanzo e Orientale»: ‘Temi e motivi epico-cavallereschi fra Oriente e Occidente’ – organizzato dalla Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania col contributo del Dipartimento di Filologia Moderna dell’Università di Catania, del Dipartimento di Studi Asiatici dell’Università di Napoli e del dipartimento delle Scienze dell’Antichità e del Vicino Oriente dell’Università di Venezia. Come ha evidenziato il Prorettore Antonio Pioletti ad apertura dei lavori, il Colloquio nasce da un progetto di ricerca nazionale che ha la finalità di costruire un repertorio di temi e motivi epico- cavallereschi.

I lavori hanno avuto inizio con una finestra panoramica da cui tre autorevoli specialisti di tre diversi rami della filologia – Meneghetti, Capuane e Piemontese – hanno tracciato mappe di aree culturali diverse secondo lo spirito della collana Medioevo romanzo e orientale diretta dal Professore Antonio Pioletti. Meneghetti, in particolare, ha illustrato in modo trascinante il tema della salle aux images e i suoi avatars – tema che emerge con una funzione rammemorativa nel Roman de Tristan di Thomas e nel Lancelot du lac. La filologa romanza ha mostrato che gli avatars delle statue enfatizzano il gioco tra rappresentazione statuaria e realtà viva, la statua si umanizza e riproduce al meglio la realtà dell’essere amato.

Altri interventi si sono riallacciati alla branca orientale del convegno, come quello di Canova che ha messo in luce quanto l’epica araba sia poco nota e studiata: la tradizione eroica è tramandata grazie al poeta cantastorie, delle cui narrazioni va studiato il processo di trascrizione. Nell’area egiziana il poeta appartiene a una famiglia di poeti, è un cantore che accompagna i versi con la musica come quelli che il pubblico di Ragusa ha potuto ascoltare grazie alla proiezione del filmato di un poeta dell’alto Egitto, il cui intenso canto epico è scandito dai suoni di un tamburello.

Corrao ha, invece, posto l’accento sul teatro delle ombre che arriva in Egitto attraverso le tradizioni indiana e cinese. La studiosa ha concentrato la sua attenzione sull’analisi del teatro delle ombre di Ibn Dāniyāl, opera rappresentata da marionettisti, di cui ancora è stata pubblicata una metà a Il Cairo per le implicazioni oscene del testo. Quest’ultimo è stato affiancato al Gargantua et Pantagruel di Rabelais per il miscuglio di linguaggi e di registri linguistici che hanno un valore dissacratore e comico, a dimostrazione di una società morta in cui non c’è possibilità di salvezza e della consapevolezza della fine di un’epoca che non tornerà più. Bernardini ha presentato un ricco e complesso panorama dei re storici nell’epica turco-persiana, ed ha evidenziato il peso politico ideologico dello scrittore che esalta il mito del re e celebra l’eterna nostalgia di un passato esistito solo nello spazio mentale.

Francesca Rizzo Nervo – anima promotrice del convegno – ha proposto una suggestiva lettura dei romanzi cavallereschi bizantini e si è soffermata sia sul cronotopo – aspetto innovativo e non ancora esplorato in quest’ambito di ricerca – sia sul motivo del viaggio. Questo motivo è presente nei romanzi cavallereschi bizantini a più livelli testuali: viaggi reali e viaggi immaginari che hanno la funzione di far conoscere al protagonista la donna che lo condurrà nel mondo del meraviglioso. Il motivo del viaggio è una costante che segna il passaggio da una sequenza narrativa all’altra fino a condurre i protagonisti al viaggio finale che consentirà loro di saggiare la felicità.

Durante i lavori sono emerse alcune problematiche di settore: Gioia Zaganelli ha finemente posto le questioni aperte sul concetto di genere letterario, ed ha segnalato la labilità del confine tra epica e romanzo, concetto ripreso da Anna Maria Babbi che ha analizzato un testo francese classificato come chanson de geste: il Bovo d’Antona. Sotto la prospettiva yiddish Rosenzweig ha sfatato il pregiudizio della mancanza di rilievo della letteratura yiddish antica, in quanto essa è molto ricca e variegata come testimonia il Bovo d’Antona di Elye Bokher, un poema cavalleresco pieno di ironia, con un lieto fine che premia la fedeltà dei due amanti e l’amore legittimo e fertile adatto alle lettrici ebree affascinate dalla letteratura cavalleresca.

Un tracciato che è stato ricostruito è quello della risemantizzazione dei temi e dei motivi nella testualità romanza, così come è emerso dalla coinvolgente relazione di Antonio Pioletti: le azioni e le idee si intersecano tramite la dialettica dei temi e dei motivi, e la ricostruzione di questi movimenti fa affiorare la varietà degli statuti testuali, come si evince nel Raoul de Cambrai e nel Conte du Graal. Nel primo si narra la distruzione di un lignaggio e la sua fortuna e la dinamica narrativa presenta una serie aperta di oltraggi e vendette che hanno la funzione di indicare la grandezza del mondo dei padri, ma anche la desmesure dell’eroe protagonista che ha come conseguenza finale la morte e la rovina. Gli eroi di questa chanson de geste sono vittime di una dinamica di violenza, anche se mantengono il ruolo di personaggi positivi verso cui si orienta la simpatia del pubblico. Sulla scia romanza dell’analisi dei temi e motivi epico-cavallereschi Gaetano Lalomia ha brillantemente esaminato un testo del 1508, l’Amadis de Gaula, e attraverso un’analisi delle ricorrenze lemmatiche ha messo in evidenza che i termini ‘injurie’ e ‘vengença’ sono molto frequenti nel testo. Il motivo del riscatto è stato preso in esame da Cacho Blecua dell’Università di Saragoza, che ha con acutezza dimostrato le confluenze e le interferenze del Conde Lucanor in París y Viana.

Il convegno ha privilegiato le metamorfosi di motivi e i trasferimenti di motivi dall’area romanza a quella orientale, come è emerso nella relazione di Guillaume. Lo studioso francese ha chiarito il motivo del gigantismo del cupo e annerito eroe Rainouart dell’Aliscans che è in stretta convergenza con il gigantismo di Sa’dan al-Zanji, Sa’dun al-Zanji, Abu l-Haza’iz, Otman, Ibrahim al-Horani – eroi di quattro racconti epici arabi quali il Roman de ‘Ajib et Gharib, il Roman de Sayf, il Roman de Delhemma, il Roman de Baybars.

A conclusione di queste tre intense e ricche giornate di studio il coordinatore Antonio Pioletti ha ringraziato i partecipanti, che grazie alla validità dei loro contributi hanno offerto stimoli per future ricerche; ed ha poi aggiunto che «i Colloqui, data la loro innegabile utilità e il loro carattere dinamico, andrebbero ulteriormente arricchiti, come è auspicabile per il prossimo Colloquio che sarà incentrato sul tema del cronotopo».

Silvia Emmi

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