Vicolo Brugnò, tra foto, addobbi e icone della Santuzza «Da 50 anni le famiglie mantengono viva la tradizione»

È una stradina nascosta, solo i turisti più attenti ci si addentrano. Si chiama vicolo Brugnò e vanta una vista frontale invidiabile che si affaccia direttamente sulla Cattedrale. La maggior parte dei palermitani che passeggia lungo corso Vittorio Emanuele non ci fa caso, anche se c’è un periodo dell’anno in cui non si può proprio fare a meno di notarlo. È il periodo in cui Palermo si prepara per il festino di Santa Rosalia. «Tutto quello che si vede rispecchia una tradizione delle famiglie che vivono in questo vicolo. Siamo noi che abbiamo le case qui che mettiamo questi addobbi, le luci e la statua della santuzza» racconta Maria Marraffa, una giovane donna che nella stradina ha la sua casa. Mentre parla sbuccia distrattamente una cipolla che lascia cadere dentro a una pentola, si prepara per il pranzo e non fa più caso alla gente che le chiede di tutti quegli addobbi. «Montiamo le luci intorno al 6 luglio e le smontiamo il 16» torna a dire la ragazza, mentre i bambini si rincorrono per tutto il vicolo.

«Le foto appese al muro sono nostre, sono foto dei nostri genitori o dei nostri nonni, di chi ha cominciato prima di noi e che ci ha tramandato tutto questo – dice la donna – Proprio come noi cerchiamo di fare con i nostri figli. Nelle foto ci sono anche loro, soprattutto chi ha ricevuto i miracoli da Santa Rosalia». In fondo al vicolo, infatti, su entrambe le pareti che sembrano abbracciare la statua della santuzza campeggiano in bella mostra le immagini di chi quel luogo lo abita da generazioni. E molte raffigurano i bambini di una volta e quelli di oggi, con indosso piccole tonache e corone di rose, per imitare la donna che debellò la peste a Palermo. «Lo facciamo tutti gli anni, non ne abbiamo saltato mai nemmeno uno. Per noi è una cosa bellissima, il Festino e la storia di Rosalia è come se ci appartenessero» racconta ancora Marraffa. Quando si ferma a pensare a quello che chiederà quest’anno alla sua santuzza, sposta lo sguardo e sorride: «Di darici travagghio ai cristiani» dice con tono ironico, «e la salute soprattutto» aggiunge.

In passato a visitare il vicoletto delle tradizioni sono stati anche un giovane Leoluca Orlando, durante il suo primo mandato di sindaco, e il cardinale Paolo Romeo, rimasti entrambi ammaliati dalle luci, i tappeti, le piante e gli stendardi di vicolo Brugnò e immortalati per sempre dalle foto sulle pareti. Solo qualche giorno fa è andato in visita anche l’arcivescovo Corrado Lorefice, che ha pregato ai piedi della statua.«Il vero spettacolo è la sera, quando tutto qui si illumina. Una vera trasformazione» dice con fierezza un’altra donna che abita nella stradina. «I turisti restano colpiti, si fermano tutti quanti – prosegue la donna – Entrano, scattano foto e domandano cosa significhi tutto questo, perché lo facciamo». La gente del vicolo, però, non si stanca mai di raccontare di come la devozione delle loro famiglie si è tramutata, da cinquant’anni a questa parte, in una tradizione importantissima per la città intera. «Purtroppo non c’è più molta gente a Palermo che è legata alle tradizioni come noi, è fondamentale continuare» conclude la donna. Mentre un gruppo di stranieri con occhiali da sole in viso e macchinetta digitale alla mano immortala i tesori del vicoletto tra un sussurro stupito e l’altro: «It’s wonderful».

Silvia Buffa

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