Lo scorso 22 luglio il consiglio comunale ha destinato un'area di circa 4mila metri quadri a parcheggi. Secondo il vecchio Piano regolatore Piccinato, datato 1969, doveva nascere al suo posto una zona di verde pubblico. Ma i terreni, da allora, non sono mai stati espropriati. E i proprietari, dopo essersi rivolti al Tar, sono adesso pronti a dare battaglia: «Quella è una zona edificabile, e la delibera è illegittima». Guarda le foto
Via Vagliasindi e la variante a 45 anni dal Prg I proprietari: «Reiterati i vincoli di esproprio»
Nè verde pubblico, né lavori per nuove costruzioni: l’area vuota tra via Vagliasindi e viale Vittorio Veneto, a 45 anni dall’ultimo piano regolatore generale cittadino, resterà quel che è da anni: un parcheggio. La decisione è stata presa lo scorso 22 luglio dal consiglio comunale di Catania, che ha approvato una proposta di delibera proveniente dalla direzione Urbanistica: l’area, di poco meno di 4mila metri quadri, in futuro è stata destinata a verde pubblico attrezzato. Un provvedimento che, di fatto, lascia le possibilità di sfruttamento dell’area ridotte alla sola creazione di un un parcheggio a raso e una piccola costruzione, corredati magari da un chiosco o un casotto. E che è arrivato, come ormai consetudine per il massimo organo di rappresenzanza cittadino, con estrema urgenza: appena due giorni dopo, il 24 luglio, ci sarebbe stato l’insediamento di un commissario straordinario, nominato dal Tribunale amministrativo regionale. La Sdm Veneto immobiliare srl, società locataria in leasing dell’area dalla Commercio e Finanza spa, aveva infatti ottenuto lo scorso 24 maggio «il diritto ad aver riconosciuto il provvedimento conclusivo». Ovvero, una ridefinizione urbanistica della destinazione dell’area, sulla quale i vincoli di esproprio stabiliti dal Piano regolatore Piccinato del 1969 erano già decaduti.
A decisione giunta i proprietari, però, non sono soddisfatti: «Il nuovo vincolo non è solamente conformativo, ma costituisce una reiterazione dell’esproprio, e questo va in contrasto con varie sentenze della corte costituzionale, della cassazione, del consiglio di Stato», scrivono gli ingegneri Carmelo e Nunzio Marino dello studio Cm, in una relazione a loro commissionata dai proprietari. Questa, al momento dell’iscrizione della delibera comunale nella Gazzetta ufficiale della regione siciliana, servirà come osservazione per dimostrare come la nuova destinazione dell’area, nonostante la sentenza del Tar, sia di fatto stata fatta con una «delibera illegittima».
«Il principio della omogeneità di intervento, richiamato dall’amministrazione nella proposta di delibera – spiegano gli ingegneri – avrebbe dovuto far qualificare l’area come edificabile. Un orientamento presente anche dagli studi sul nuovo Piano regolatore, poi non approvato, che definiva la zona come area risorsa», spiega la relazione. Dove viene fatta notare anche una certa diseguaglianza di trattamento nei confronti dell’area in questione rispetto al circondario. «La decisione di rendere l’area verde pubblico attrezzato riguarda solo l’area di proprietà della Commercio e Finanza – scrivono gli ingegneri dello studio Cm – e non le aree contigue anche comunali». Alla vicenda, nei giorni scorsi, si è anche aggiunto il parere dell’avvocatura comunale, annunciato al quotidiano Live Sicilia dal consigliere Manlio Messina, che ricorda come «la procedura seguita per l’approvazione della variante sia errata, in quanto manca la Valutazione ambientale strategica. E solo la Regione può decidere se ci sia bisogno o meno di questa», spiega l’esponente di Area Centrodestra. La questione, dunque, è adesso di competenza regionale, fermo restando una osservazione che trova d’accordo sia l’opposizione in Consiglio che la proprietà: «Risulta evidente che la proposta di variante sia stata adottata per regolarizzare la zona in via esclusivamente formale, in attesa – concludono gli ingegneri Carmelo e Nunzio Marino – dell’approvazione del nuovo Prg».




