«La prefettura ci ha contattati per mandarci 20 minori non accompagnati tra i 163 sbarcati oggi al porto. Aspettavamo solo di sapere l’ora di arrivo e invece alla fine ci hanno detto che sono stati sistemati». Nella voce di Loriana Mola, una dei responsabili del Centro Astalli, la risata di chi è incredulo maschera la delusione. Quei minori dovevano essere i primi ospiti della casa di accoglienza Don Pino Puglisi di via Delpino, l’immobile confiscato alla mafia dato in gestione, dopo anni di attesa, al centro che si occupa di dare assistenza agli immigrati a Catania. La struttura, confiscata nel 2002 a Nicolò Maugeri della cosca Santapaola, era già stata affidata al Centro nel 2006 e ha funzionato come casa di accoglienza fino al 2008, quando per problemi strutturali era stata chiusa. Da gennaio – dopo una lunga attesa – è tornata funzionante. Può ospitare 25 persone e i volontari del centro l’hanno pulita e resa accogliente.
Alla dichiarazione di disponibilità della casa di accoglienza la Prefettura ha risposto con una raccomandata del 1 aprile, specificando che «al momento, non è prevista l’attivazione di nuove strutture emergenziali». Eppure non è la prima volta che il Centro Astalli viene allertato. Già in occasione dello sbarco del 10 aprile scorso i responsabili erano stati contattati dalla prefettura. Ma anche allora, come oggi, «è stato un falso allarme, solo un’esercitazione», dice Mola. Per aprire le porte della casa intitolata al prete palermitano ucciso da Cosa nostra dovranno ancora aspettare. «Aspettiamo che si realizzi quello che è il naturale sbocco di 15 anni di esperienza, cioè fare in via Delpino quello che facciamo già dalla mattina alla sera, solo che vorremmo farlo anche di notte», conclude l’altra responsabile Elvira Iovino.
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