Valle dell’Alcantara, spariti i cavalli del turismo equestre Allevatore: «Qualcuno vuole che tutto resti abbandonato»

Alex u palermitanu, così lo chiamano tutti in paese, ancora non si da pace. Da più di una decina di giorni ha dovuto suo malgrado dire addio a otto dei suoi cavalli. Una ragione di vita, prima ancora che fonte di reddito. «Sono stato il primo a portare il turismo equestre nella valle dell’Alcantara». Avrebbe potuto scegliere di «andarsene ovunque», ripete di continuo Alexandre Morello, esploratore più che semplice allevatore di cavalli, nato in Francia ma cresciuto a Cefalù. Da escursionista a cavallo ha girato la Sicilia in lungo e largo, prima di scegliere di piantare le tende a Castiglione di Sicilia, sponda etnea del fiume che separa le province di Catania e Messina. «Dal 2015 vivo e lavoro qui, questa è la zona più strategica ed idonea di tutta l’Isola per fare questo mestiere». Cioè andarsene in giro in sella per i borghi e montagne che vanno dall’Etna a Nebrodi e Peloritani«In un giorno di marcia posso arrivare a Piano Provenzana così come sulle spiagge dello Jonio». Per le gioia di chi sperimenta questa nicchia escursionistica, in larghissima parte stranieri attratti dalla Sicilia tanto vicina quanto lontanissima dai luoghi del turismo di massa. 

Asia, Alesa, Varenne, Zeus, Flicka, Cordoba, Tiramisù e India erano tutti splendidi esemplari equini che, però, adesso potrebbero già essere tutti morti. Rivenduti sul mercato della macellazione clandestina, molto probabilmente, dagli ignoti autori di un furto studiato nel dettaglio. Il guadagno è comunque minimo: «Al massimo 400 euro per animale». I cavalli erano custoditi in un’azienda agricola situata sotto la rocca di Castiglione, paese di 3mila anime riscoperto dal turismo dei borghi. «Non avevo mai avuto problemi finora, né qualcuno mi ha mai chiesto il pizzo», racconta Morello. Non c’erano così allarmi, né telecamere che avrebbero potuto, adesso, aiutare i membri di Ride Sicily, l’associazione turistica presieduta dal palermitano, a trovare i colpevoli. Ma soprattutto a rompere il muro dell’omertà. «Perché la verità è che qui tutti conoscono tutti, ma nessuno parla», accusa Morello. C’è un danno emotivo, prima ancora che economico, ad accendere la rabbia dell’uomo che in fondo un po’ pioniere, per questa parte di Sicilia che vive già i benefici della riscoperta mossa dal turismo, si sente. «Capisco che venga fuori una pubblicità negativa per il territorio, ma voglio che tutti comprendano che questo furto non è come tutti gli altri. Siamo davanti a un vero e proprio attentato allo sviluppo turistico della valle dell’Alcantara». Ne è convinto, Alex u palermitanu, e per questo vuole alzare la voce. Per salvare il borgo da se stesso, si direbbe, proprio nel momento in cui servirebbe un colpo di reni per non perdere il treno della rinascita. 

«A Castiglione e dintorni c’è un situazione particolare – aggiunge – amplificata dal fatto che le forze dell’ordine non hanno i mezzi per intervenire». Furti nelle proprietà, danneggiamenti come finestrini rotti nelle auto dei visitatori e vari episodi mai chiariti: «Robe da scassapagghiari, la criminalità locale però ha campo libero», incalza Morello. Già l’estate scorsa altri operatori turistici avevano alzato la voce, dopo che per l’ennesima volta vennero ritrovati chiodi nelle gomme delle auto di alcuni turisti ospiti nel borgo. Nel frattempo, si consumava una drammatica lotta con gli incendi, arrivati ad assediare anche il centro e qualche frazione a monte. «Qualcuno ha interesse a lasciare queste terre abbandonate, nelle mani di nessuno. Il paese però non se lo merita, per questo vorrei smuovere le coscienze», sintetizza Morello. Che di messaggi di solidarietà ne ha ricevuti parecchi. Anche da quelle istituzioni che sembrano però avere le armi: «Il sindaco Antonio Camardami ha inviato un messaggio vocale su Facebook, i carabinieri mi sono stati vicini ma sono pochissimi – prosegue Morello – tanto che la caserma in paese è stata chiusa, e così c’è un territorio vastissimo che resta fuori controllo».

Alex vuole comunque andare avanti. «Mi sono rimasti sette cavalli, ho chiesto però aiuto a un centro equestre e non sto annullando nessuna delle escursioni a cavallo dell’estate». Gli stranieri continuano a prenotare, e non vanno delusi. La chiacchierata, iniziata durante una sosta a Zafferana di un tour a cavallo intorno all’Etna, si interrompe. Domattina presto la marcia riparte. «Cosa manca? Lo Stato. Quando vado in giro per sentieri perlopiù abbandonati incontro le jeep degli allevatori, mai agenti della Forestale o carabinieri»

Francesco Vasta

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