Uno dei pronto soccorso più importanti della città di Catania, quello dell’ospedale Vittorio Emanuele, vive oggi una situazione di crisi. Già oberato dai numerosi casi che prova a gestire quotidianamente, il personale medico deve occuparsi anche della ricerca di un posto letto per i pazienti già visitati e con diagnosi effettuata.
Un’operazione che dovrebbe essere svolta in pochi minuti – grazie a un sistema informatico che però non è stato mai utilizzato – ma che di fatto viene svolta telefonicamente dai sanitari, sottraendoli alle loro normali mansioni. E creando ritardi e attese che, in un reparto d’emergenza, risultano spesso fondamentali per la vita dei cittadini. Solo qualche settimana fa, per esempio, ad Acireale un uomo di 47 anni è morto d’infarto nell’ospedale Santa Venera, attendendo per ore un elettrocardiogramma.
«Non mi risulta che nel nostro ospedale ci siano particolari problemi – rassicura Antonio Lazzara, direttore sanitario del Vittorio Emanuele – è una situazione normale, comune per tutti i pronto soccorso d’Italia». Eppure qualcosa, nella gestione dei posti letto, sembra non quadrare del tutto. Secondo quanto riferiscono fonti interne al mondo della sanità, i tempi di attesa sono molto lunghi perché i reparti dedicano all’area d’emergenza solo una piccola quota dei posti disponibili, privilegiando l’attività di ricovero programmato.
Secondo un documento, su 6911 ricoveri definiti «urgenti» nel 2014, solo 4924 sono passati dal pronto soccorso, 290 hanno come attestazione «non transitato dal ps» e gli altri non sono stati specificati. Il numero dei pazienti ricoverati provenienti dal reparto di medicina d’urgenza, in totale, rappresenta quindi solo un quarto dei ricoveri ordinari. Questo è uno dei motivi che incide in modo decisivo sull’allungamento dei tempi di attesa.
Sempre nel 2014, oltre mille persone hanno atteso più di 12 ore prima del ricovero, 500 di queste 24 ore e alcune decine anche più di tre giorni. «Bisogna valutare il singolo caso, è chiaro che il tempo di attesa dipende dalla gravità delle patologie riscontrate. Quello che è certo – conclude il direttore sanitario – è che noi operiamo sempre per svuotare il pronto soccorso».
Ma a quanto pare ad aggravare la situazione ci sarebbero anche pazienti che preferiscono utilizzare vie preferenziali che accorcerebbero di molto le attese. Come, per esempio, il ricorso agli studi privati dei medici, grazie ai quali – secondo alcuni – si riuscirebbe a saltare la fila. «Non sono al corrente di cose del genere – spiega a MeridioNews Paolo Cantaro, direttore generale dell’azienda Policlinico -. Abbiamo avviato un controllo tra i flussi dei pazienti e i reparti sapranno già quali sono i posti liberi da lasciare al pronto soccorso. Il collegio di direzione – continua il dirigente – sta già facendo una delibera che prevede una codifica precisa dei posti. Un problema come quello segnalato quindi non potrà esistere».
Intanto però, nonostante le direttive che impongono la segnalazione on-line dei posti liberi, sembrerebbero molte poche le unità operative che di fatto si sono già impegnate ad attivarla.
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