Universitari occupano edificio in via Catania Nasce lo studentato autogestito Malarazza 

Sarà uno spazio per quegli studenti che non possono permettersi l’affitto di una stanza. Almeno è questa l’idea di base del Collettivo autonomo universitario Palermo che oggi ha occupato un edificio  in via Catania 2, ad angolo con via Libertà. Un palazzo di proprietà della Regione, che in passato ha ospitato gli uffici dell’Ente Sviluppo Agricolo e in seguito la sede dell’Agenzia Acque e Rifiuti. 

«Abbandonato da circa sei anni, oggi riprende vita sotto il nome di Studentato Occupato Malarazza – si legge in una nota del collettivo -. Quando qualche giorno fa abbiamo riconsegnato le chiavi dell’Hotel Patria al presidente dell’ERSU avevamo rilanciato la sfida dichiarando che non ci saremmo fermati e avremmo continuato a liberare spazi abbandonati in città. Abbiamo vinto una battaglia, ma non la guerra. Continuiamo a porre l’attenzione sugli spazi abbandonati in città, che sono realmente troppi. Soprattutto su quegli spazi che non solo per metri quadri a disposizione potrebbero risolvere il problema dell’affitto per tantissimi studenti, ma che hanno un valore storico e culturale per la storia della città e che dovrebbero essere preservati. Come l’Hotel Patria, il nuovo spazio che apriamo oggi alla città era un palazzo della famiglia Florio, che ha dunque una rilevanza storica, architettonica e di prestigio per la città. Abbiamo deciso di chiamare questo nuovo spazio aperto agli studenti proprio Malarazza, titolo di una famosa canzone di Domenico Modugno, per lanciare un messaggio forte e chiaro ai nostri coetanei. Il testo recita “Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? pigghia nu bastune e tira fora li denti!” e vogliamo che sia un’esortazione per i giovani di questa terra a non emigrare e a continuare a lottare». 

Ma il collettivo dice di avere non solo l’obiettivo di liberare spazi abbandonati e permettere agli studenti di non pagare l’affitto ma anche quello di rendere l’università accessibile a tutti «Questa può essere una tra le tante vie per fare in modo che i giovani non siano costretti ad emigrare e cercare fortuna altrove. Viviamo  – concludono – in una terra meravigliosa e ricchissima di risorse che dobbiamo saper valorizzare e il primo passo è decidere di rimanere qui per cambiare le cose».


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