«Il procuratore della Repubblica ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio per le dichiarazioni rilasciate dal professore Giacomo Pignataro». Un comunicato inviato alla stampa dall’avvocato Dario Riccioli fornisce le ultime novità sulla querela presentata dall’ex direttore generale dell’Università di Catania, Lucio Maggio. I fatti risalgono a luglio 2015, quando il rettore rilasciò alcune dichiarazioni al quotidiano cartaceo La Sicilia. Nell’edizione del 7 luglio il Magnifico commentava l’annunciato ricorso al tribunale amministrativo regionale della professoressa e componente del Cda dell’ateneo Febronia Elia, che chiedeva l’elezione di nuovi organi di governo.
Nell’intervista veniva citata una nota della docente, la quale parlava di un «malessere diffuso» all’interno dell’università. A questo passaggio replicava Pignataro, sostenendo che il ricorso non gli sembrava «espressione di un movimento più generale», ma piuttosto una posizione di «soliti gruppi che fanno riferimento all’ex direttore generale d’ateneo». Cioè Lucio Maggio, come specifica subito dopo la giornalista de La Sicilia. Qualche riga più giù, a proposito dei risultati poco soddisfacenti di Unict nelle classifiche nazionali, Pignataro faceva riferimento a una «storia precedente» al suo mandato.
Questa l’interpretazione del legale di Maggio: «Lo accusava di essere il promotore di fantomatici gruppi che avrebbero fatto opposizione alla sua amministrazione e che, nella rappresentazione dell’imputato, sarebbero stati artefici dei guasti dell’ateneo». Dopo il comunicato diffuso da Riccioli, c’è stata la replica del professore Giovanni Grasso, che difende Pignataro in questa vicenda giudiziaria. «Pur in assenza di informazioni ufficiali si ritiene che si tratti di un reato manifestamente insussistente, come si dimostrerà nelle sedi deputate».
La diatriba giudiziaria tra Pignataro e Maggio ha già un precedente in un’altra denuncia presentata da quest’ultimo contro il rettore, in cui si ipotizzavano i reati di abuso d’ufficio, stalking e diffamazione. Inchiesta che però è già stata archiviata dal giudice per le indagini preliminare del tribunale di Catania su richiesta del pubblico ministero Marco Bisogni. Il magistrato aveva sostenuto che non ci fossero «i profili di reato evidenziati dal denunziante». Dopo alcune udienze e diversi rinvii, il gip ha accolto la richiesta. «Successivamente la corte di Cassazione, con ordinanza pronunciata all’udienza del 21 novembre, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Maggio, «condannando lo stesso al pagamento delle spese processuali».
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