Apprendiamo con sconcerto e preoccupazione delle dimissioni rassegnate dal Direttore Generale, avv. Candeloro Bellantoni in data 2 luglio 2018. Con ancora più sconcerto e preoccupazione abbiamo letto le motivazioni, meditate e sofferte, della lettera che ufficializza tale scelta. Il ritratto che emerge è quello di un Ateneo in stato di costante impasse amministrativo-gestionale, avvitato su se stesso, non riformabile e […]
UniCt: dopo dimissioni direttore, «grave situazione di Ateneo»
Apprendiamo con sconcerto e preoccupazione delle dimissioni rassegnate dal Direttore Generale, avv. Candeloro Bellantoni in data 2 luglio 2018. Con ancora più sconcerto e preoccupazione abbiamo letto le motivazioni, meditate e sofferte, della lettera che ufficializza tale scelta. Il ritratto che emerge è quello di un Ateneo in stato di costante impasse amministrativo-gestionale, avvitato su se stesso, non riformabile e paralizzato da veti incrociati e pratiche (ancora persistenti) che si dichiarano ai limiti delle regole e fuori dalle logiche giuridiche e istituzionali.
Dalle molte conversazioni delle ore successive al diffondersi della notizia avute con colleghi docenti e amministrativi della maggior parte dei dipartimenti, interpretando un sentire che riteniamo ampiamente prevalente nella maggioranza dell’Ateneo che ambisce unicamente e semplicemente a lavorare in un ambiente normale ed efficiente, in cui merito ed equità di trattamento per tutti siano dati imprescindibili (condizione che a Catania pare, tristemente, un’utopia), ci sentiamo di esprimere all’avv. Bellantoni (nella speranza di un ripensamento) solidarietà per le motivazioni della scelta e gratitudine per il lavoro svolto in questo anno di impegno e di lavoro.
In questo sia pur breve periodo abbiamo tutte e tutti apprezzato il raro stile e l’indiscutibile signorilità dell’avv. Bellantoni, di certo non un avventizio nel suo ruolo o un avventuriero dalla denuncia facile, né tanto meno un mestatore nel torbido; piuttosto uno stimato professionista tra i migliori in Italia nel quale molte e molti riponevano fiducia per un rilancio del nostro Ateneo in sintonia con le intenzioni con cui l’amministrazione Basile si era presentata alle elezioni del 2017. Il fatto che tale rottura si consumi sulla missione stessa che l’attuale amministrazione si era data – un rilancio dell’Ateneo nel solco della trasparenza e della programmazione di obiettivi e risorse – interroga tutte e tutti noi.
Ci pare necessario chiedere al Rettore, prof. Francesco Basile, se Egli sia in pieno consapevole delle ragioni profonde della grave rottura dell’assetto amministrativo e gestionale dell’Ateneo; ancor più perché tale rottura – che dobbiamo supporre fosse evitabile se altrimenti si fosse operato e ci si fosse adoperati – cade nel momento in cui l’Ateneo è impegnato in una corsa contro il tempo per recuperare le falle, anche di un passato non recente, e presentarsi al meglio alla visita di accreditamento dell’ANVUR del 2020.
Vogliamo essere chiari. La situazione in cui l’Ateneo si trova, all’indomani delle dimissioni dell’avv. Bellantoni, è grave (se non gravissima) e preoccupante. Ci risulta – lo diciamo con un misto di amarezza e incredulità – che mentre una parte dell’amministrazione era impegnata a ridefinire assetti amministrativi e gestionali in vista dell’accreditamento, altrove ci si perdeva in patetiche diatribe sui posteggi delle moto e delle macchine negli ambienti dell’Ateneo; che mentre la stragrande maggioranza di docenti e amministrativi produceva uno sforzo enorme per rimettere al centro didattica, ricerca e missione pubblica della nostra istituzione, qualcuno pensava di dovere riaprire contenziosi e conflitti – legali ma di natura “politica” – che credevamo conclusi (anche alla luce dei recenti pronunciamenti delle Corti di Giustizia che hanno chiarito in modo netto, e a vari livelli, i contorni della “guerra di denunce e ricorsi” che ha investito il nostro Ateneo negli anni passati: il riferimento è in particolare alle sentenze n. 601 del 27-06-2018 della Corte di Appello di Catania, Sezione Lavoro e n. 2125 del Tribunale di Catania, Sezione Lavoro, pubblicata il 17/05/2016 su cui torneremo in dettaglio in un’altra occasione).
L’Università di Catania è una grande istituzione pubblica, dalla storia secolare e dalla grande tradizione. L’Università di Catania è un fondamentale bene comune del nostro territorio e come tale non può essere ostaggio di posizioni di vantaggio e privilegio o di veti inspiegabili e ripetuti. Il danno di immagine che si sta producendo rischia di essere irrimediabile. Invitiamo tutte le colleghe e tutti i colleghi, che in queste ore sono giustamente in ansia per lo stato della nostra Istituzione, a fare sentire nel modo opportuno la propria voce, nei consigli di dipartimento e negli organi ufficiali come attraverso le rappresentanze sindacali, perché l’Ateneo chiarisca da subito obiettivi e modalità della sua azione; e ciò a partire da quattro elementi urgenti e imprescindibili: 1) un recupero pieno del percorso di trasparenza nella programmazione, a partire dai criteri riguardanti le procedure di chiamata a posti di professore ai sensi dell’art. 18 c. 4 ed il reclutamento di ricercatori di cui all’art 24 c.3 lett. b) della legge 240/2010, nonché la connessa pianificazione concorsuale che avevano contraddistinto l’amministrazione Pignataro; 2) un rapido completamento dei processi di decentramento in favore dei dipartimenti e di ridefinizione delle aree, delle funzioni dirigenziali e degli assetti amministrativi, con le dovute conseguenze a ogni livello; 3) la ripresa immediata degli adempimenti necessari al percorso di stabilizzazione del personale tecnico-amministrativo ai sensi della Legge Madia; 4) un piano ampio, condiviso e sufficientemente finanziato a sostegno delle politiche della didattica, della ricerca e della terza missione in funzione del rilancio dell’Ateneo e della messa in sicurezza del processo di accreditamento.
Invitiamo gli organi dell’Ateneo – Senato Accademico e Consiglio d’Amministrazione – a discutere in modo tempestivo ragioni ed effetti delle dimissioni dell’Avv. Bellantoni. Se tali dimissioni non fossero ritirate (e ci auguriamo che un recupero sia ancora possibile), riteniamo si debba procedere a norma di legge con un bando pubblico, alla ricerca di una figura esterna e di alta professionalità che garantisca quella volontà di trasparenza amministrativa e gestione nel merito e nel diritto che alle elezioni dello scorso anno ha prevalso in modo inequivocabile.
(Fonte: CudA – Coordinamento unico di docenti, pta e studenti dell’Ateneo di Catania, per un’Università pubblica libera, aperta, trasparente ed efficiente)