«Un docente stimato per le sue elevate competenze» che secondo i magistrati della procura di Catania si sarebbe reso protagonista di «distrazione, dissipazione e occultamento di risorse finanziarie della Aligrup». Il protagonista della vicenda è Salvatore Muscarà, professore ordinario di Diritto tributario al dipartimento di Economia dell’università di Catania e presidente dell’associazione nazionale tributaristi italiani per la Sicilia orientale. Dal 2001 al 2010 è stato amministratore giudiziario del colosso del gruppo Scuto e, insieme ad altri professionisti, è oggi al centro dell’inchiesta Crac Aligrup, portata avanti dalla guardia di finanza di Catania.
Alla fine dello scorso anno Muscarà era stato nominato amministratore unico della Pubbliservizi, società partecipata della ex provincia di Catania che è passata sotto le direttive della nuova città metropolitana etnea guidata da Enzo Bianco. Proprio il sindaco della città dell’elefante aveva indicato il professore come la figura ideale per rilanciare l’attività dell’azienda dopo la polemica uscita di scena di Adolfo Messina, che aveva dato le sue dimissioni il 7 dicembre. Tra i principali obiettivi quello della salvaguardia dei posti di lavoro, il pagamento puntuale degli stipendi ma anche le garanzie per alcuni servizi come la manutenzione delle strade e quella degli edifici scolastici di competenza.
Secondo gli inquirenti dal 2005 al 2013 gli ufficiali incaricati dal tribunale, «invece di fare gli interessi dello Stato perpetravano quelli di Sebastiano Scuto», come spiega oggi il procuratore capo Carmelo Zuccaro, attraverso una serie di operazioni che da Aligrup «drenavano risorse» verso altre società della famiglia dell’imprenditore puntese. L’azienda sarebbe stata svuotata attraverso l’apertura di nuove filiali, l’acquisto di merci a prezzi triplicati e la vendita a prezzi dimezzati di patrimonio immobiliare, aumentando i debiti da venti a sessanta milioni di euro. In particolare le aziende coinvolte sono la Fruttexport, K&K, Global service, Deteritalia e Cedal.
L’Aligrup, nata nel 1987 a San Giovanni La Punta, è stata per oltre un decennio al vertice della grande distribuzione alimentare in Sicilia orientale. Concessionaria per il marchio Despar in diverse provincie siciliane, prima del suo fallimento poteva contare su un fatturato annuo che superava i 300 milioni di euro, 159 punti vendita e un bacino di dipendenti di oltre mille unità. I problemi iniziano nel 2001 con il sequestro dell’azienda e l’affidamento agli amministratori giudiziari. Scuto intanto finisce sotto la lente d’ingrandimento della procura di Catania con l’accusa di associazione mafiosa. Secondi magistrati il suo impero sarebbe stato finanziato dal clan mafioso dei Laudani. La vicenda non è ancora conclusa, dopo due condanne in corte d’appello la Cassazione ha annullato con rinvio la decisione dei giudici di Catania.
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