Non sarà stata la finale di Coppa Davis che ha visto trionfare la Gran Bretagna dopo 79 anni, ma aveva comunque il suo valore. Almeno per i tredici soci dell’Asd Etna Hut di Nicolosi, club tennistico che a ottobre ha avuto la possibilità di giocarsi la promozione in serie D2. Così, però, non è stato poiché la finale contro il Feder Tennis Club di Scoglitti, in realtà, non si è disputata. Colpa delle dimensioni troppo piccole del campo della squadra etnea. E questo, nonostante l’Etna Hut possieda il nulla osta da parte della Federazione italiana tennis (Fit) che certifica l’omologazione del terreno di gioco.
«È una storia che ha dell’incredibile – dichiara il presidente del club Domenico Patti -. Dopo aver fatto sacrifici, anche economici, ci è stata di fatto tolta la possibilità di salire di categoria. Il nostro è un piccolo club, con un campo solo, e l’attività che svolgiamo è dilettantistica, ma a quella finale ci tenevamo». La scoperta della non adeguatezza dell’impianto è stata inattesa: «La mattina della finale d’andata, i nostri avversari si sono presentati metro in mano, senza racchette, e hanno iniziato a prendere le misure del campo – continua Patti -. Noi li guardavamo increduli, proprio perché avevamo l’omologazione della Fit, e invece ci è stato detto che l’area di fondo campo è più corta di 80 centimetri rispetto alle norme federali».
Ciò è significato la sconfitta a tavolino della partita e, più in generale, la compromissione della finale: «Non siamo andati a giocare il ritorno, perché avrebbe significato accettare il verdetto dell’andata contro cui, invece, abbiamo fatto ricorso – spiega il presidente dell’Etna Hut -. Purtroppo, però, il risultato c’è stato confermato anche dal comitato regionale». Una decisione giudicata scandalosa, poiché sorvola su un particolare non da poco: a dare l’ok al club nicolosita era stata la stessa federazione. «Abbiamo ottenuto l’omologazione nel 2013 e a darcela è stato non un ufficiale qualsiasi ma colui che all’epoca rivestiva la carica di delegato provinciale della Fit – attacca Patti -. Dalla federazione ci aspettavamo che ammettesse l’errore e decidesse di spostare la finale su un altro campo, invece così siamo stati puniti per un errore fatto da altri».
La delusione degli iscritti ha portato alla decisione di non rinnovare il tesseramento alla Fit: «Non avrebbe senso – conclude Patti -. Iscriversi alla federazione italiana tennis oggi comporta soltanto un esborso cospicuo di denaro, senza avere nulla in cambio, se non questo genere di sorprese. Abbiamo deciso, quindi, di fare soltanto la tessera per i tornei individuali». Sulla questione, l’attuale delegato provinciale della Fit Mariano Garozzo, contattato telefonicamente da MeridioNews, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
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