Teatro Golden, disabile denuncia barriere architettoniche «Non c’è obbligo di legge e non abbiamo finanziamenti»

«L’Italia non è un Paese per disabili», dice con profonda amarezza Giovanni Cupidi, palermitano affetto da grave tetraplagia che lo costringe su una sedia a rotelle. Ma sarebbe più azzeccato dire che Palermo, in particolare, non è una città a misura di disabile. Lo dimostra il fatto che lo stesso Cupidi dovrà rinunciare al concerto di questa sera al teatro Golden, dove si esibirà il frontman degli Afterhours Manuel Agnelli. Il motivo è presto detto. «Per l’ennesima volta e nonostante le tante denunce pubbliche anche a mezzo stampa, uno più grandi cine-teatro di Palermo non è accessibile a tutte le persone con disabilità. Non solo, ma i gestori compiono anche discriminazione tra le persone con disabilità non permettendo ai soli disabili motori che utilizzano una carrozzina elettronica l’accesso, essendo forniti di un cingolato per affrontare le scale per le sole carrozzina a ruote grandi – denuncia sul suo blog -. E non lo dico io, ma direttamente chi gestisce l’attività».

Infatti, il teatro avrebbe risposto pubblicamente alle lamentele segnalate anche dalla sorella, Chiara Cupidi, sulla pagina ufficiale: «L’argomento è lungo e delicato per essere trattato in questa sede – precisano subito -. Mi limito a dire semplicemente che abbiamo molto a cuore il comfort di tutti i nostri spettatori e in particolar modo chi ha già una vita poco agevole. Per cui seppur senza alcun obbligo di legge e in assenza di qualsiasi forma di finanziamento, soprattutto in un momento di crisi nera del settore e non solo, da tre anni siamo dotati di un montascale a cingoli che aggancia tutte le sedie standard a ruote grandi o quando possibile il trasferimento sulla nostra sedia a rotelle. E da circa un anno abbiamo realizzato i servizi igienici attrezzati. Sappiamo di non riuscire a soddisfare tutte le esigenze (ad esempio le carrozzine elettriche) ma mi creda che stiamo cercando il modo di risolvere. A disposizione per ulteriori chiarimenti». La legge cui fa riferimento lo staff è la numero 13 del 9 gennaio 1989 «e non riguarda esclusivamente gli edifici di nuova realizzazione, ma anche eventuali interventi di ristrutturazione di edifici già realizzati».

Chiarimenti che lo stesso Alessio Mangano, uno dei proprietari del cineteatro, dichiara di aver cercato in più occasioni con la famiglia Cupidi e con Giovanni in primis, non ottenendo alcuna risposta: «Il teatro è stato costruito nel 1956 e da allora non ha subito ristrutturazioni – spiega -. Abbiamo inserito una struttura che però non è adatta per le sedie a rotelle elettriche. Abbiamo più volte invitato Cupidi, siamo disponibili a trovare soluzioni». Ammettendo quindi di dover ancora risolvere alcuni aspetti per poter accogliere davvero indiscriminatamente chiunque in sala. Una risposta, quella social e quella di Mangano, che però non sembrano placare l’indignazione di Cupidi: «Non solo in barba a tutte le leggi vigenti è “da solo un anno” che hanno provveduto a offrire tutti i servizi, tranne, per loro stessa ammissione, l’accesso a chi usa una carrozzina elettronica vale a dire una grande quantità di persone. Ma, mi chiedo – insiste lui -, chi è preposto al controllo, rilascio delle licenze, ispezioni, fa il suo dovere? Uffici comunali, vigili urbani, etc, cosa fanno?».

E ribadisce di aver più volte lanciato personalmente segnalazioni e denunce pubbliche, ma le risposte sperate non sarebbero arrivate o, almeno, non si sarebbero ancora concretizzate in fatti, tanto che lui stasera, come già altre volte in passato, sarà costretto a disertare l’evento in programma. «L’elenco è assai lungo – dice infatti -. D’altronde io stesso vivo in un paese, Misilmeri, dove l’amministrazione comunale si permette di inaugurare un luogo pubblico, il palazzetto della Cultura, inaccessibile alle persone con disabilità. Aggiungo che sarebbe anche venuto il momento in cui gli artisti siano i primi a pretendere di esibirsi in luoghi totalmente accessibili e fruibili da chi si trova in condizione di disabilità. È davvero mortificante dovere constatare che nonostante tutte le battaglie di questi anni per i diritti delle persone con disabilità inevitabilmente l’Italia non è un Paese per i disabili».


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