Teatro Bellini, quindici precari sul tetto Protesta per il mancato rinnovo dei contratti

Un’interpretazione rigida e burocratica di una norma e a 28 lavoratori precari storici del teatro Massimo Bellini non viene rinnovato il contratto di lavoro. Nonostante ci sia bisogno della loro opera. Per questo motivo stamattina quindici di loro sono saliti sul tetto del teatro Sangiorgi, in via di Sangiuliano. «Dal 31 dicembre sono scaduti i contratti e tramite una delibera molto forte dell’ex commissario Alessandra Diliberto è stato scritto nero su bianco che non potevano essere assunti per il 2014 tutti i precari presenti in teatro, a causa della non certa dotazione finanziaria», spiega Giovanni Trovato, uno degli esclusi.

«Oggi ci troviamo nella condizione in cui da Palermo non si hanno ancora notizie certe». Dal capoluogo dovrebbero arrivare oltre undici milioni di euro. «Queste somme non bastano nemmeno per pagare gli stipendi a tempo indeterminato e di conseguenza il commissario in carico, Marcello Giacone, si trova in una situazione di impasse». Una stagione artistica da avviare – «anche se in modo ridotto» – utilizzando il personale non precario nei ruoli lasciati scoperti dal mancato rinnovo dei contratti. «Le figure rimaste fuori dall’organico rivestiamo posti funzionali al normale svolgimento dell’attività dell’ente», precisa Trovato. Dagli autisti al controllo di sicurezza dei macchinari, passando per portineria, servizi di facchinaggio e maestranze di vario genere. «Nei punti nevralgici in questo momento il teatro rimane scoperto di figure-chiave». Paradossalmente è una situazione che gli stessi lavoratori a tempo determinato hanno contribuito a coprire. Come Trovato, perito industriale, la cui funzione principale era quella di addetto alla sicurezza delle apparecchiature di movimento scene del teatro e impianto rilevamento fumi, ma che si è visto costretto a gestire pure l’autoparco.

A complicare ulteriormente la vicenda, con la delibera firmata lo scorso novembre «da un lato si dice che non si possono più assumere queste figure per il 2014 per una questione di fondi; ma allo stesso tempo si afferma che abbiamo maturato il diritto a essere assunti a tempo indeterminato», denuncia Giovanni Trovato. Eppure alcuni dei lavoratori del teatro etneo potrebbero aspirare al prepensionamento se all’ambito traguardo mancano meno di due anni. «Se si crea un tavolo tecnico, si guarda la pianta organica e si vedono i dipendenti a tempo indeterminato che possono usufruire di tale legge, si può andare avanti anche su questa strada», propone il tecnico. Un semplice turn-over, «e non ci sarebbe bisogno di soldi in più per finanziare il teatro».

Tra i manifestanti c’è molta amarezza. La precarietà per loro in media si aggira attorno ai 20 anni. Tutti chiamati «per selezione pubblica e che hanno acquisto dei diritti», specifica il rappresentante. «Ci sono colleghi che hanno subito la richiesta di sfratto e non riescono a comprare i beni di prima necessità – prosegue – Stamattina, messi alle strette visto che da Palermo le notizie non sono certe, abbiamo deciso di occupare il tetto del teatro Sangiorgi per vedere se le istituzioni riescono a darci qualche risposta e rilanciare l’ente teatrale».

Il loro appello è rivolto al sindaco Enzo Bianco, in qualità di presidente di un Consiglio d’amministrazione che però non si è formalmente insediato. «Nominando il cda, il rappresentante dei lavoratori e le altre figure, potremmo avere una gestione più fluida». I dipendenti da anni coprono le falle del sistema, non percependo nemmeno gli straordinari. «Chi lavora in teatro, si innamora di questo lavoro», conclude il tecnico. «Abbiamo voglia di fare anche dei sacrifici, purché il teatro venga riaperto e nel pieno delle sue funzioni».


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