Tassa di soggiorno, il Consiglio approva l’aumento Polemiche sugli emendamenti, asse Barresi-Ct 2.0

Uno strano allineamento, non è chiaro fino a che punto imprevisto. Che Catania 2.0 e il dissidente della maggioranza Andrea Barresi si trovassero dallo stesso lato della barricata sembrava impensabile, alcuni mesi fa. E invece è successo anche questo, durante l’ultima seduta del Consiglio comunale di Catania. Quella che, poco prima di mezzanotte, ha approvato con larga maggioranza i nuovi importi della tassa di soggiorno. Non sufficientemente alti, secondo Barresi, che aveva proposto di aumentare di 50 centesimi il costo previsto dalla delibera per alcune categorie di strutture ricettiva. «Assieme alle associazioni di categoria è stato valutato che un ulteriore incremento sull’incremento che stiamo prevedendo non fosse consigliabile per incentivare i flussi turistici», replica il sindaco Salvo Pogliese. Ma Barresi va avanti e, dall’altra parte dell’aula consiliare, Francesca Ricotta (esponente dei sammartiniani al senato cittadino) gli dà manforte: «Svegliatevi – dice agli altri consiglieri – Sono 50 centesimi non a carico dei nostri concittadini. Votate senza steccati ideologici». Alla fine, però, non c’è verso. E Paola Parisi, capogruppo di In campo con Pogliese, già critica sull’aumento della Tari, sbotta: «Ma di che stiamo parlando? Di chiedere 50 centesimi in più a chi va negli alberghi a cinque stelle?».

È in questo clima che si chiude una seduta consiliare cominciata non proprio sotto i migliori auspici. Visto il ritardo in aula di molti degli eletti, la convocazione viene – in prima battuta – rinviata per mancanza del numero legale. Alle 20.08, quando la seduta riprende, è il momento dei sassolini da tirare fuori dalle scarpe: Barresi – che lunedì sulla stessa delibera non aveva votato, causando la prima sconfitta in aula della giunta guidata da Salvo Pogliese – parla di rispetto nei confronti degli elettori e snocciola, una dopo l’altra, tutte le criticità del documento. «Non ho bisogno, sindaco, di presidenze o ruoli di potere per fare il mio dovere per la città», dice al microfono. Basta questo per accendere in aula il dibattito: «Ieri, con l’aumento della Tari – rincara la dose Giuseppe Gelsomino di Catania 2.0 – sono stati insultati i cittadini. Non voglio offendere nessuno, ma è stato vergognoso».

E se Sebastiano Anastasi (capogruppo di Grande Catania) ricorda che il Consiglio comunale è esattamente il luogo all’interno del quale confrontarsi («Si resta in aula, anziché andarsene», rimbrotta), a spegnere i bollori ci pensa la diplomazia di Pogliese. Un corpo al cerchio e uno alla botte, prima di illustrare la delibera sulla tassa a carico dei turisti, sceglie di rivolgersi al capogruppo del gruppo misto (Barresi, appunto): «Le sue obiezioni avrebbero giustificato un voto contrario o un’astensione – spiega il sindaco – Ma la scelta di uscire dall’aula non posso apprezzarla». Una presa di distanze pubblica, a sostegno di ciò che molti avevano già detto: i ricatti politici non funzionano. Mentre da una parte all’altra dell’aula consiliare di Palazzo degli elefanti ci si passa la palla delle recriminazioni miste al «senso di responsabilità», qualcuno prova a essere propositivo: da Giovanni Grasso e Graziano Bonaccorsi (del Movimento 5 stelle) a Manfredi Zammataro (di Diventerà bellissima). Unica che prova a prendere la parola, quasi senza riuscirci, è la pentastellata Lidia Adorno, interrotta un momento sì e l’altro pure dal presidente del Consiglio Giuseppe Castiglione.

Poco prima di mezzanotte, dopo le liti sugli emendamenti e quando la stanchezza ha vinto molti, il nuovo regolamento sulla tassa di soggiorno (che permette di includere anche le locazioni brevi) e il rinnovato tariffario vengono approvati. In aula c’è perfino Alessandro Messina, capogruppo di Diventerà bellissima riapparso nel momento del bisogno (vedi alla voce votazione della nuova Tari) e ancora presente. La promessa è che, anche grazie agli introiti in più, si possa fare di meglio per attrarre i turisti: rivedere le regole sull’affitto dello stadio Angelo Massimino per i grandi concerti; investire 25mila euro di pubblicità online per la «destinazione Catania»; contribuire alle manifestazioni sportive (non solo Calcio Catania) che possano riempire le camere degli alberghi anche quando non ci sono l’estate e Sant’Agata a fare da attrattori; creare un’applicazione che renda fruibili tramite smartphone le informazioni sul capoluogo etneo d’interesse per i visitatori occasionali. Il ritornello, del resto, è: «Cos’ha Catania meno di Firenze?». 


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