Ormai si spera solo in una proroga. In Sicilia la riforma che a marzo ha portato alla sostituzione delle province con nove liberi consorzi e tre città metropolitane rischia di non cambiare quasi nulla. Colpa dei tempi ristretti – sei mesi, scadenza a settembre – lasciati ai comuni per decidere sul proprio futuro e dei rigidi paletti sul numero di popolazione necessaria per creare nuovi enti. Nella proroga sperano i comuni dell’area ionica-peloritana: serve tempo per far nascere un nuovo consorzio che includa un territorio vasto che va da Acireale a sud, a Sant’Alessio Siculo a nord, mettendo dentro Taormina, Giarre e la dorsale dei Nebrodi che arriva fino a Cesarò. Cioè quello che originariamente era stato ipotizzato come consorzio Jonia-Taormina-Etna, ma ulteriormente allargato rispetto al primo scenario, perché altrimenti non si raggiungerebbero i 180mila abitanti necessari. A tal fine il consiglio comunale di Taormina due giorni fa ha approvato all’unanimità un atto di indirizzo (non ancora una delibera ufficiale dunque) che va in questa direzione e porta all’uscita dall’area metropolitana di Messina. Se così fosse Taormina ricadrebbe automaticamente nel libero consorzio residuale di Messina (quello che resta dell’ex provincia senza la città metropolitana) e servirebbe poi un referendum per passare al nuovo consorzio. La stessa decisione a breve dovrebbe essere presa anche da Bronte.
«Siamo determinati ad autodeterminarci come consorzio senza essere cooptati da Messina – spiega il sindaco di Taormina, Eligio Giardina – Guardiamo verso le Aci e siamo convinti che il nostro appeal possa spingere Acireale verso questo nuovo consorzio piuttosto che nell’area metropolitana di Catania». Si attendono quindi le prossime mosse del nuovo sindaco del centro ionico, Roberto Barbagallo, su cui è forte il pressing di Enzo Bianco per ricongiungersi alla città metropolitana. «Ci incontreremo presto, voglio capire quali sono le sue reali intenzioni», spiega Giardina che conclude: «Conoscendo la Regione Sicilia, confido in una proroga dei termini di scadenza».
La modifica della legge potrebbe arrivare grazie anche alla volontà dello stesso presidente della Regione Rosario Crocetta. C’è però una data già fissata che complica le cose: il 13 luglio, giorno in cui Gela sceglierà con un referendum se aderire al libero consorzio di Catania. Unico comune siciliano ad aver ufficialmente già chiamato alle urne i cittadini per decidere. Dopo sarà più difficile cambiare una legge che sta alla base di un referendum già svolto e per cui, inoltre, verranno spesi diverse migliaia di euro.
[Foto di Andrea Pesce]
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