Per anni a Taormina i pagamenti del servizio idrico da parte dei cittadini morosi non sarebbero finiti nelle casse del Comune ma in quelle dell’avvocato Francesco Laface, incaricato sin dal 1995 dalle varie amministrazioni che si sono succedute, della riscossione di queste somme. Lo ha scoperto la Guardia di finanza che ha arrestato il legale sessantenne e ha imposto il divieto di dimora a Taormina a un ex dirigente comunale, Giovanni Coco, in pensione dallo scorso 31 dicembre. Quest’ultimo avrebbe intascato tangenti dall’avvocato e avrebbe permesso la truffa. Le Fiamme gialle hanno sequestrato ai due conti correnti e beni per 817mila euro, valore del peculato e della corruzione. Sigilli a tre unità immobiliari dell’avvocato e al trattamento di fine rapporto del dirigente. È il primo caso di misura cautelare reale della specie nella provincia di Messina.
Le indagini del comando provinciale di Messina sono partite da un accertamento fiscale sull’avvocato Laface. Nessuna segnalazione sarebbe arrivata dal Comune, nonostante, sottolineano gli investigatori, molti dipendenti fossero a conoscenza dei reati, come emergerebbe dalle intercettazioni. «Quando quello maneggia soldi… i soldi se li prende – dice un dipendente intercettato – e quando si prendeva i soldi e non li versava, si facevano i viaggi insieme». «Purtroppo – evidenziano i finanzieri – l’omertà e la connivenza dei pubblici dipendenti divenivano il volano del perpetrarsi, nel tempo, delle condotte illecite».
Stando a quanto ricostruito, Laface e Coco, quest’ultimo responsabile dell’area Servizi
Generali e dell’ufficio Riscossione del Servizio acquedotto del Comune,
avrebbero omesso di versare nelle casse comunali gli importi riscossi per il pagamento delle utenze
idriche,
appropriandosi negli anni di un importo vicino al milione di euro. L’ex dirigente comunale, in cambio di denaro e di altre utilità del valore di circa 26mila euro, individuate attraverso accertamenti patrimoniali, si sarebbe totalmente
sottomesso all’avvocato. Durante le perquisizioni, inoltre, nell’abitazione di Coco è stato
trovato e sequestrato
un pizzino, rappresentativo della giustificazione concordata tra gli
attori per creare una giustificazione – ovviamente solo apparente – alla tangente ricevuta.
L’avvocato avrebbe inserito direttamente nel
sistema informatico comunale
AcqueWin – da qui il nome dell’operazione – dati falsificati,
avrebbe negoziato direttamente sul suo conto corrente personale gli assegni degli utenti morosi
(comportamento definito dallo stesso giudice come «inquietante»), oppure si sarebbe fatto
pagare in
contanti, a fronte di uno sconto all’utente, in modo da non lasciare traccia degli importi
ricevuti.
«Esprimo a nome dell’intera amministrazione uno spiacevole senso di tristezza – commenta il sindaco Mario Bolognari – nonostante fossero da tempo attesi provvedimenti da parte della magistratura. Ci tengo a precisare che il professionista non svolgeva l’incarico della riscossione coatta da diversi anni e che comunque la nomina non era stata più rinnovata sicuramente a partire dal 2013. Dal giugno 2018, cioè dal mio insediamento, mi risulta che il personale chiamato a collaborare con la Guardia di Finanza lo ha fatto, fornendo ogni utile informazione. Inoltre, l’avvocato colpito da provvedimento restrittivo della libertà personale nel mese di agosto dello scorso anno, evidentemente preoccupato per il corso delle indagini, ha effettuato un versamento di 138 mila euro, dichiarando che si trattava di somme risalenti al 2013. Lo stesso professionista era presente nell’elenco dei legali di fiducia del Comune, nel frattempo sostituito con nuovo elenco in fase di definizione, in cui lo stesso non risulta inserito. Il problema del pagamento delle bollette dell’acqua comunque resta come tema essenziale. Infatti, questa Amministrazione sta preparando gli atti per bandire una gara per individuare un soggetto che possa realizzare la riscossione coatta, anche per meglio disciplinare la materia. Poiché il Comune di Taormina è parte lesa in questa brutta vicenda, è del tutto evidente che si costituirà in giudizio anche al fine di recuperare il danno subito».
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