Si è concluso, come anticipato da MeridioNews a gennaio 2020, con il patteggiamento di tutti e cinque gli imputati, oltre a quella della società coinvolta, il processo Calipino scaturito a Catania da un’inchiesta per turbata libertà degli incanti e corruzione su un appalto bandito dall’azienda ospedaliera Policlinico-Vittorio Emanuele. La giudice Daniela Monaco Crea, riconoscendo le attuanti del caso, ha condannato a due anni di reclusione e a un anno di interdizione dai pubblici uffici dal contrattare con la pubblica amministrazione Giuseppe Morgia, all’epoca dei fatti primario di Urologia, e a un anno e sette mesi di reclusione e all’interdizione di dieci mesi Massimiliano Tirri, agente della C. Bua di Bagheria, che tratta la fornitura all’ingrosso di prodotti medicali.
La Gup, che ha sospeso le pene principali e accessorie per tutti gli imputati, ha condannato anche Pasquale Luchini a due anni di reclusione, e Tommaso Castelli e Antonino di Marco a dieci mesi ciascuno. Alla società è stata comminata una sanzione di 18.200 euro.
Al centro dell’inchiesta della procura di Catania le indagini, avviate nel settembre del 2018 da militari delle Fiamme gialle del nucleo di polizia economico finanziaria di Catania dopo denunce di ditte escluse, la gara del 17 luglio 2018 per «l’approvvigionamento triennale, con opzione di rinnovo semestrale, di dispositivi medici per urologia occorrenti alle aziende sanitarie, ospedaliere e universitarie del bacino della Sicilia orientale, suddivisa in 209 lotti per complessivi 55 milioni di euro». Giuseppe Morgia, attualmente, è primario all’Asp di Enna dopo avere vinto pochi mesi un concorso.
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