LO STESSO MAGISTRATO SPIEGA PERCHE’ IN UN’INTERVISTA
Sulla riforma del dell’articolo 416 ter del Codice penale il pubblico ministero, Nino Di Matteo, dà ragione al Movimento 5 Stelle. L’accordo – o se si preferisce il compromesso – raggiunto tra PD e Forza Italia non crea grandi problemi ai politici eventualmente collusi con la mafia.
Nel blog di Beppe Grillo Di Matteo spiega: “Rispetto a quanto da anni molti magistrati, io compreso, auspicavamo, la riforma che è stata approvata (ovviamente dal Parlamento italiano ndr) rappresenta un’occasione perduta. Si sarebbe potuto e dovuto fare di meglio. Era molto più incisiva la prima versione uscita dal Senato (quella sostenuta dal M5S, ndr) che prevedeva una punibilità dell’accordo consapevole anche quando la parte politica si fosse limitata alla semplice promessa di una disponibilità futura. La diminuzione delle pene rispetto all’ipotesi originaria è un dato molto negativo, così com’è negativo che si verifichi una situazione per la quale lo scambio politico-elettorale e mafioso venga aprioristicamente considerato meno grave rispetto a qualsiasi altra condotta di appartenenza a Cosa Nostra”.
“Oggi l’ottantenne affiliato a un’organizzazione mafiosa – aggiunge Di Matteo – ma magari non più operativo e completamente ai margini dell’attività criminale può essere condannato alla pena giustamente rigorosa al 416 bis. Un politico che consapevolmente stringe accordi con il mafioso in vista della sua elezione viene condannato con pena molto più lieve. Questo è frutto di un gravissimo pregiudizio culturale che avverte la pericolosità della mafia soltanto nell’ala militare, nel picciotto, nell’affiliato puro e ritiene invece meno grave i fenomeni di collusione tra mafia e politica che dovrebbero invece essere aggrediti”.
“Evidentemente – conclude il pm che regge l’accusa nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia – ancora non tutti hanno percepito, o vogliono percepire, che per fare un vero salto di qualità nella lotta contro le organizzazioni mafiose bisogna fare di tutto per reciderne i rapporti con la politica e le istituzioni in genere. Per questo considero la riforma del 416 ter un’ulteriore occasione persa per fare quel salto di qualità”.
Nota a margine
In realtà, volendo essere onesti fino in fondo, la prima stesura della riforma del 416 ter era di certo meno permissiva dell’attuale, ma sapeva un po’ troppo di ‘Santa Inquisizione spagnola’. Nel rivederla sono stati un po’ troppo permissivi.
Insomma, entrambe le versioni – la prima e l’attuale – risentono del momento politico attuale, caratterizzato da troppa confusione.
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