Su Assestamento e precari l’ombra dell’impugnativa

Da ieri Rendiconto, Assestamento di Bilancio e proroga dei precari sono negli uffici del Commissario dello Stato per la Regione siciliana. Martedì prossimo conosceremo i nomi dei “morti e feriti”. Quattro giorni di attesa trepidante per i 23 mila precari degli enti locali dell’Isola e, soprattutto, per la politica siciliana.

Come abbiamo scritto nelle scorse settimane, Governo e Ars sono riusciti in un’impresa ‘epica’: si sono sostanzialmente fatti un baffo non delle indicazioni, ma delle prescrizioni della Corte dei Conti, che in sede di ‘parifica’ del Bilancio aveva chiesto (l’imperfetto è d’obbligo visto l’esito finale…) la costituzione di un fondo a garanzia di oltre 3 miliardi di euro di entrate incerte.

Per tutta risposta, Governo e Ars hanno dirottato sul fondo di garanzia solo le risorse finanziarie dell’ex Tabella H (addio per sempre alle attività culturali: ma questo è un dettaglio…), ovvero appena 36 milioni di euro, aggiungendo a tale somma oltre 80 milioni di euro di residui contabili che esistono sole nella fantasia, tutto sommato sempre fervida, di dirigenti e funzionari dell’assessorato regionale all’Economia.

Invece i 110 milioni di euro dei fondi globali – cioè i soldi veri – Governo e Ars li hanno dirottati sulla legge di proroga dei contratti ai 23 mila precari degli enti locali.

In questo modo – è inutile girarci attorno con le parole – la politica siciliana s’illude di aver ‘incaprettato’ l’ufficio del Commissario dello Stato. Della serie: se il Commissario dello Stato ha il coraggio, bene, impugni la legge sui precari e si assuma la responsabilità dei possibili disordini sociali.

Ora, a parte la profonda scorrettezza istituzionale di un tale modo di procedere che sa tanto di ricatto, a nostro modesto avviso la politica siciliana ha fatto male i conti.

Contrariamente a quello che pensano Governo e Ars, l’ufficio del Commissario dello Stato potrebbe impugnare benissimo la legge di Assestamento di Bilancio che, detto con parole semplici, non assesta proprio nulla.

Chi ha un’idea anche vaga di contabilità pubblica, nel leggere i numeri di questo bizzarro assestamento di Bilancio si accorgerà di essere in presenza di una manovra rigorosamente inutile che non ‘assesta’ nulla. A dimostrare ciò è il fatto che tutte le emergenze sociali della Sicilia – a cominciare dal pagamento dei dipendenti pubblici rimasti senza stipendio e, per certi versi, anche con riferimento all’apertura dei Licei e, in generale, delle scuole superiori – sono stati rinviati a settembre.

Invece, sempre a nostro modesto avviso, ad essere ‘rimandati a settembre’, come si usava fare un tempo con gli studenti svogliati, potrebbero essere Governo e Ars.

L’ufficio del Commissario dello Stato, infatti, potrebbe lasciar passare la proroga dei precari, ‘bocciando’, però, l’Assestamento di Bilancio. Con una motivazione semplice e non ‘perfida’: perché manca, di fatto, la garanzia per fronteggiare i cosiddetti ‘residui attivi’, ovvero le molto probabili mancate entrate.

Fateci caso: mentre la politica preparava la ‘stigghiola’ per il Commissario dello Stato, nella convinzione, a nostro avviso errata, che lo stesso ufficio del Commissario lascerà passare ‘in cavalleria’ Rendiconto, Assestamento e proroga dei precari, il Governo, in modo molto spregiudicato, ha provato a far contrarre ai siciliani un debito da un miliardo di euro per pagare le imprese.

Una follia, perché contrarre un mutuo da un miliardo di euro per pagare spesa corrente non sta né in cielo, né in terra.

Ma, attenzione: era una lucida follia. Se il muto da un miliardo fosse andato in porto, la Regione non avrebbe avuto più margini di manovra per costituire il fondo di garanzia prescritto dalla Corte dei Conti.

Se, invece, l’Assestamento di Bilancio verrà impugnato, Governo e Ars potrebbero essere costretti a stipulare un mutuo, per un importo comunque inferiore a un miliardo di euro, non per la spesa corrente, ma per fronteggiare le possibili mancate entrate.

In ogni caso, il doppio fallimento dell’Assestamento che non assesta nulla e il flop del mutuo da un miliardo di euro con la Cassa Depositi e Prestiti segnano il fallimento pressoché totale del Governo di Rosario Crocetta in materia di politiche di bilancio, con riferimento, soprattutto, all’assessore all’Economia, Luca Bianchi, che dovrebbe prendere atto di aver sbagliato tutto e trarne le logiche conseguenze.

 

 

Giulio Ambrosetti

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