Disoccupato e percettore del reddito di cittadinanza, è tra gli indagati dell'operazione Resilienza II. Nel B&b di famiglia avrebbe organizzato gli incontri erotici a pagamento (con tariffe da 300 euro l'ora) con i clienti, fermandosi poi per una «sorveglianza discreta»
Storico ultras fa prostituire la moglie dipendente all’Ars «Sono a pezzi, oggi sono stanca. Non mi fare forzature»
«Donna di classe e dalla sensuale eleganza. Mi rivolgo a gentlemen di alto livello sociale. Farò di tutto per realizzare le fantasie più audaci. Chiedo riservatezza e discrezione. Sono una donna impegnata nella vita sociale, non sempre potrò risponderti». Giulia o Martina sono i nomi d’arte che usa nella descrizione sul sito Megaescort dove mette subito le mani avanti avvertendo i potenziali clienti di avere una vita impegnata. E, in effetti, la donna – classe 1966 – è una dipendente della Fondazione Federico II al palazzo dei Normanni di Palermo, la sede dell’Assemblea regionale siciliana. A finire tra i 14 indagati dell’operazione Resilienza II, che ha colpito gli ambienti mafiosi che ruotano attorno al quartiere Borgo Vecchio c’è pure suo marito: disoccupato, percettore del reddito di cittadinanza e storico ultras del Palermo Calcio tanto da essere tra i fondatori di un gruppo tra i più noti in città. L’uomo è accusato di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione della moglie che, invece, viene considerata sua vittima.
Per l’accusa sarebbe stato lui a procacciare clienti con l’inserzione di annunci per pubblicizzare l’attività di escort della moglie, a mantenere con loro rapporti diretti tramite telefonate e messaggi per organizzare gli incontri in un B&b di famiglia a Palermo e in altri appartamenti a Catania e a Trapani. Anche la definizione di prestazioni e tariffe sarebbe stata in capo a lui, che avrebbe sempre accompagnato la moglie agli incontri sessuali a pagamento restando nella stanza accanto o nei pareggi per fare una sorta di «sorveglianza discreta». Meno discreta sarebbe stata, invece, l’insistenza con cui l’uomo avrebbe indotto la moglie a prostituirsi anche quando lei negava di averne voglia. «Sono a pezzi, sono stanca. Non mi fare forzature», lamenta la donna di fronte all’ennesimo appuntamento fissato dal marito che si innervosisce e persevera in modo pressante. Un’insistenza che risulta efficace: dopo alcuni minuti, lei lo richiama e acconsente a prostituirsi, nonostante la stanchezza. Che, a cose fatte, sembrava quasi essere stata provvidenziale visto che il cliente la riconosce come dipendente dell’Assemblea regionale siciliana: «Io ti ho vista all’Ars, ma sappi che di me ti puoi fidare».
Un profilo solo non basta, così il marito ne crea altri su diversi siti dedicati a incontri erotici a pagamento occupandosi anche di postare delle foto della donna (con il volto sempre oscurato) nuda o in lingerie ma sempre in atteggiamenti provocanti e le tabelle con le prestazioni sessuali e il tariffario (in media 300 euro per un’ora). Per ottenere maggiori guadagni, l’uomo sollecita la moglie a impegnarsi di più nelle sue attività: in diverse occasioni, la invita a contattare il cliente con cui è già stato fissato un appuntamento per «stuzzicarlo» a scegliere le prestazioni con la tariffa più alta, ovvero quelle con più clienti contemporaneamente. In un caso c’è un cliente che, addirittura, vuole parlare con lui alla fine del rapporto con la donna. È lei a passargli il telefono dopo avergli anticipato che «vuole che giochiamo insieme». L’uomo dopo i primi convenevoli, arriva al dunque: «Sono invidioso di te per la donna che hai. Sarà un piacere conoscerci». I due si lasciano con la promessa di organizzare il prima possibile un incontro a tre.