Statale 121, spedizione per vendicare le vittime Pestato padre del conducente. Al via le indagini

Una spedizione punitiva in piena regola, avvenuta all’interno dell’ospedale Cannizzaro. Nel mirino il 40enne Giuseppe Cusimano, il conducente della Seat Leon su cui viaggiavano i quattro giovani morti all’alba di domenica scorsa, in un incidente stradale lungo la statale 121. A darne notizia, che trova conferma dal nosocomio etneo e da fonti di polizia, è il quotidiano La Sicilia. Protagonisti del raid un gruppo di persone, a quanto sembra quattro o cinque soggetti, probabilmente vicini ai ragazzi deceduti. L’increscioso episodio si è verificato nella tarda mattinata di giovedì, all’interno dell’ospedale dove l’uomo, iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio stradale, si trova ricoverato dalle ore successive alla tragedia. 

Tuttavia il gruppo non sarebbe riuscito ad entrare all’interno del reparto di Ortopedia. In compenso il faccia a faccia è avvenuto con il padre di Cusimano. L’uomo è stato picchiato selvaggiamente tanto da essere trasportato al Pronto soccorso per l’applicazione di alcuni punti di sutura. Immediate sono scattate le indagini con la vittima dell’aggressione che ha presentato una denuncia alla polizia del capoluogo etneo. Al vaglio degli inquirenti le immagini registrate del sistema di video sorveglianza presenti nell’ospedale, che saranno utilizzate per identificare gli autori del pestaggio. 

Nel contempo gli agenti di polizia del commissariato di Adrano hanno predisposto una sorveglianza particolare per i familiari di Cusimano, residenti ad Adrano, cioè il luogo di provenienza di tutte e quattro le vittime. L’obiettivo delle forze dell’ordine è quello di evitare altre rappresaglie. Intanto si attendono ancora i risultati degli esami su eventuali presenze di alcol o droga nel corpo del guidatore. Stesso discorso per i dati sulla velocità della Seat Leon. Per gli inquirenti l’auto viaggiava a velocità sostenuta, nettamente sopra i limiti consentiti lungo quel tratto di strada. Sulla vicenda la Procura mantiene il massimo riserbo.


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