Spagna, Esquerra Repubblicana: “Felipe VI? Nulla di nuovo per la questione catalana”

PARLANDO CON LINKSICILIA, LA SINISTRA INDIPENDENTISTA CATALANA DICE CHE IL NUOVO MONARCA NON PORTERà NULLA DI NUOVO. EPPURE NEL SUO DISCORSO NON MANCANO APERTURE

Squilli di trombe e rulli di tamburo oggi a Madrid per il giuramento del nuovo re di Spagna: Felipe VI. Parate ufficiali e corteo regale hanno colorato la Gran Via, fino alla sontuosa cerimonia nella sede del Parlamento spagnolo. Imponenti le misure di sicurezza, anche per evitare che a guastare la festa ci potessero essere gli slogan di quelli che considerano la monarchia obsoleta.

Al di là di tute le note di  colore dela giornata che abbiamo gustato nelle immagni delle tv di tutto il mondo, è indubbio che l’abdicazione di Juan Carlos, dopo 39 anni  di regno, in favore del figlio 46enne, apre una nuova pagina nella storia spagnola. Quanto nuova? Se lo chiedono soprattutto a Barcellona, dove ci si interroga su come si comporterà il nuovo re rispetto alle rivendicazioni indipendentiste della Catalogna.

Quella catalana, in effetti, è la questione più delicata dell’attuale panorama politico spagnolo. Quanto sia importante  lo testimonia ancheil fatto che  per la sua prima visita ufficiale, Felipe VI  abbia scelto proprio Barcellona. Così come in catalano è stato il primo saluto rivolto dal re alle minoranze linguistiche iberiche.

Come si comporterà il nuovo re? Continuerà con  il tentativo di soffocare le rivendicazioni dei catalani? Si arriverà al referendum separatista annunciato per Novembre nonostante il veto di Madrid? Una possibile risposta potrebbe essere quella fornita da alcuni osservatori della politica spagnola, secondo i quali, come vi abbiamo detto qui, Felipe VI inaugurerà una nuova stagione di dialogo che potrebbe portare ad un patto di nuova generazione : indipendenza no, ma un’ampia forma di autonomia, di stampo federalista, forse si. Sulla scia, ad esempio, dello Statuto siciliano che in Spagna, in certi ambienti, è ben conosciuto.

Anche il suo primo discorso, in molti passaggi, sembrerebbe confermare l’intenzione di guardare verso nuovi orizzonti.  Per inciso, a Barcellona l’accoglienza è stata freddissima. Una freddezza che però forse si  gisutifica più con le posizioni repubblicane di molti catalani che con le parole pronunciate dal nuovo sovrano.

Felipe VI,  al di là delle dichiarazioni di rito, di fedeltà alla Costituzione, ecc, non ha, infatti,  mancato di soffermarsi sulle diversità che devono essere garantire e rispettate:

“Unità non significa uniformità. La Costituzione riconosce le differenze e protegge tutti i popoli e tutte le culture, le tradizioni e le lingue. La nostra diversità nasce dalla storia e ci rende più grandi” ha detto il nuovo Re di Spagna. E ancora, ha insistito su una Spagna che possa abbracciare tutti,  le diverse sensibilità, le diverse forme del sentire. Concetto sintetizzato dalla frase “cabemos todos” che è diventata il titolo di apertura di molti quotidiani spagnoli ,:

“En esa España, unida y diversa, basada en la igualdad de los españoles, en la solidaridad entre sus pueblos y en el respeto a la ley, cabemos todos; caben todos los sentimientos y sensibilidades, caben las distintas formas de sentirse español”.

Insomma, Felipe ha voluto dare l’idea di “una Monarquía renovada para un tiempo nuevo”.

Parole che potrebbero fare pensare ad un nuovo approccio alla questione, anche se a molti catalani, quelli che sono per l’indipendenza totale, o comunque, anti monarchici ( e sono molti) , non bastano.

Negativo ad esempio è il commento rilasciato a LinkSicilia da Esquerra Republicana de Catalunya, partito della sinistra indipendentista catalana e che ha grandi numeri nell’Assemblea della Catalogna: “No creemos que la actitud del Estado a Catalunya vaya a cambiar por el cambio de monarca. De hecho, en sus primeros discursos Felipe VI ya ha insistido en el concepto de una ‘España unida’.

Ovvero: “Non crediamo che l’approccio dello Stato alla questione catalana cambierà. Di fatto nel suo primo discorso, Felipe VI  ha insistito sul concetto di Spagna unita”.

“Noi abbiamo una strada già tracciata ed il referendum di Novembre” hanno aggiunto da ERdC, parlando con il nostro giornale.

A noi osservatori esterni, le parole di Felipe già sembrano tanto.

Forse perché qui da noi, ancora, lo Stato centrale non riconosce l’ esistenza di una questione siciliana. Di quel patto istituzionale sancito all’indomani della Seconda guerra mondiale che Roma non ha mai rispettato. Né tantomeno  uno Stato centrale che inaugura una nuova stagione di dialogo a differenza di quanto sta provando a fare il nuovo monarca di Spagna.

 

 

Antonella Sferrazza

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