«E ora a cuppa a cu ci a dati? (E adesso, la colpa a chi la darete?, ndr)». La questione principale era trovare un colpevole. Qualcuno a cui attribuire la responsabilità degli incidenti, a prescindere dal fatto che fosse davvero sua, per ottenere i rimborsi da parte delle assicurazioni. Un «sistema corruttivo» messo a punto da un’associazione per delinquere smantellata ieri e composta da pubblici ufficiali e imprenditori: il comandante della polizia metropolitana di Messina Antonio Triolo; i suoi colleghi di Letojanni, il comandante dei vigili Alessandro Molteni e l’ispettore Santo Triglia (entrambi sospesi); la figlia di Molteni, Elisa e la moglie di Triglia, Gaetana Cardile (entrambe finite ai domiciliari) in quanto socie della El.ta Service, la ditta che si occupava del recupero dei crediti; l’imprenditore Antonino Navarria, amministratore della Sos strade Srl e Andrea Lo Conti, titolare della La car, ditta satellite della Sos strade, a cui illegittimamente sarebbe stato assegnato il servizio di rimozione auto.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’organizzazione avrebbe gestito in modo illecito il servizio della messa in sicurezza della viabilità dopo gli incidenti. Un servizio diventato monopolio della Sos strade non solo nel territorio di Letojanni ma anche nelle zone in cui «riescono a fare giungere il loro carisma» l’ispettore Triglia e il comandante Molteni. Quest’ultimo, secondo quanto riportato nell’ordinanza, è considerato il dominus – cioè il reale gestore tanto che la ditta ha sede a casa sua – della El.ta, la società – formalmente riconducibile alla figlia di Molteni e alla moglie di Triglia – a cui il rappresentante di Sos strade Navarria delegava il recupero del compenso per il lavoro eseguito per le compagnie assicurative dei veicoli che avevano causato gli incidenti. E, infatti, le indagini hanno preso le mosse da alcune anomalie rilevate nel servizio di intervento di pulizia delle strade dopo gli incidenti. Mettere in sicurezza la viabilità stradale è compito dell’ente proprietario che spesso si avvale di ditte specializzate che erogano il servizio a costo zero per l’ente e che poi si rivalgono nei confronti delle compagnie assicurative dei responsabili dei sinistri stradali. Per questo, per loro sarebbe stato fondamentale individuarli.
È il 24 gennaio del 2019 quando lungo la strada provinciale 11 di Letojanni Gallodoro – Mongiuffi Melia avviene un incidente che lascia del gasolio sul manto stradale. «Sono arrivato in paese – scrive nella relazione Triglia dopo essere intervenuto sul posto – e tutto partiva dal rifornimento di benzina dove di fronte era stata sparsa della segatura per coprire la chiazza di gasolio». L’ispettore annota di avere avvertito i colleghi della municipale, i carabinieri, la polizia provinciale e la ditta Sos Strade. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, Triglia mente quando scrive di essere stato chiamato dalla polizia metropolitana, perché invece a informarlo e chiedergli di intervenire in un territorio che non è di loro competenza è stato il suo comandante. Quattro giorni dopo, Moltemi manda una mail al comando di Mongiuffi Melia chiedendo di conoscere i dati del veicolo responsabile del versamento del gasolio ma ottiene una risposta negativa perché «il soggetto richiedente non è legittimato». Il comandante, però, non si rassegna. E, passati cinque giorni, insieme al Triglia – entrambi in divisa – si presenta al palazzo comunale di Mongiuffi parcheggiando là davanti l’auto di servizio. Ai carabinieri arriva una richiesta di intervento di due vigili che poi hanno dichiarato di essere state «intimorite dall’atteggiamento ostile di Molteni che, in caso di rifiuto, minacciava di denunciarci». In questa occasione, il comandante e l’ispettore avrebbero poi provato ad attribuire la responsabilità dell’incidente a un cittadino di nazionalità turca che aveva noleggiato un’auto ma che, quel giorno, non era proprio passato dai luoghi del sinistro.
Ma non è questo l’unico caso a insospettire gli inquirenti. Il giorno di Santo Stefano del 2018 era stata sempre la Sos strade a intervenire, pur non avendone diritto, nel caso di un incidente mortale avvenuto in un cortile privato durante una manovra in retromarcia. Stesso iter anche in altri sinistri avvenuti nel corso del 2019. Il minimo comune denominatore emerso dalle schede di intervento di Sos Strade è che nella maggior parte dei casi erano intervenuti Molteni e Triglia. A confermare l’accordo corruttivo tra i pubblici ufficiali e Navarria, per l’accusa, ci sarebbe anche una conversazione del 30 dicembre del 2019. L’imprenditore propone al comandante della polizia municipale di traferire alla figlia Elisa la direzione di Sos strade ritenendo che potrebbe ottenere buoni risultati ed essere «più produttiva di quello che siamo stati capaci di fare aiutandoci l’uno con l’altro». Il periodo della conversazione è quello delle feste e, così, Molteni mostra la sua riconoscenza dicendo alla moglie di fare preparare un cesto per Natale a nome della El.ta per Navarria. In realtà, è un regalo semi riciclato: «Ascolta, a casa abbiamo sia le pigne che le testoline (teste di moro in ceramica, ndr), ci possiamo mettere un panettone». Ed è fatta.
E da questo «rapporto di cooperazione» con la Sos strade sarebbe dipeso anche l’affidamento del servizio di rimozione dei veicoli per violazione al codice della strada alla La car di Andrea Lo Conti da parte della polizia municipale di Letojanni. In due mesi estivi del 2019 i vigili urbani rimuovono più di 70 veicoli. Numeri alti anche nel periodo di carnevale del 2020. «Andrea ora è come il prezzemolo, in ogni dove», dice Molteni al telefono senza sapere di essere intercettato. «Anzi mi ha detto: “Comandante, ma sono pochi questi incidenti” – continua Molteni con un accenno di risata – Si liccau a sarda bedda pulita», conclude la conversazione usando un modo di dire per indicare che Lo Conti si sarebbe abituato alle cose buone. È un’altra intercettazione a mostrare come Molteni avrebbe impartito alla ditta indicazioni sulla rimozione e avrebbe interferito perfino sulle modalità di pagamento: «La rimozione la devi fare pagare 50 euro. Se viene l’utente mentre tu stai tirando la macchina e ancora non l’hai caricata, 30 euro per lo sgancio». A un certo punto nel comandante comincia a nascere la preoccupazione di essere intercettato tanto che, parlando con Triglia lo invita a mettere il cellulare in modalità aereo: «Metti volare, prima che ci ascoltano». E volare non è bastato.
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