L’attentato incendiario all’auto del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo ha origine nell’emanazione del regolamento che prevede il Daspo urbano, cioè l’allontanamento dei parcheggiatori abusivi. A conclusione di un primo filone di indagini, finiscono in manette quattro persone, tre in carcere a una ai domiciliari: sarebbero loro i mandanti del rogo che nel novembre del 2017 ha distrutto la macchina del primo cittadino, posteggiata sotto la sua abitazione. Gli arrestati sono Andrea Amato, 36 anni; Francesco Mollica, 35 anni; Salvatore Urso, 58 anni; e Lucia Urso, 37 anni. Questi ultimi due, riferiscono gli inquirenti, hanno parentele con persone condannate per mafia e appartenenti al clan Urso-Bottaro. In particolare la donna, l’unica per cui sono stati decisi i domiciliari e non il carcere, in un’intercettazione rivela: «Mio padre si è fatto 14 anni di galera». Per tutti l’accusa è di tentata estorsione, in concorso formale e materiale, e danneggiamento, aggravati dall’aver commesso il fatto in più persone riunite e contro un pubblico ufficiale.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del comando provincia di Siracusa, coordinati dalla locale Procura, l’azione violenta sarebbe arrivata a seguito di
diversi altri episodi di intimidazione. Durante la campagna elettorale per le Regionali, due degli indagati avrebbero avvicinato Garozzo per chiedergli di non approvare il regolamento sul Daspo, ma ottenendo in cambio un rifiuto, avrebbero risposto: «Allora è guerra». Durante lo stesso periodo, anche l’assessore alla Viabilità Salvatore Piccione avrebbe ricevuto messaggi dello stesso tenore, anche se meno espliciti. «La sua auto – spiega il comandante Giovanni Palatini – è stata pedinata in maniera evidente, facendosi vedere, seguita coi motorini, in modo che sentisse la pressione».
Determinanti, ai fini dell’arresto dei quattro, è stato l’uso delle
intercettazioni. Perché alcuni degli indagati si sarebbero traditi parlando dell’attentato, maturato proprio all’indomani della pubblicazione sulle testate giornalistiche locali di articoli che riportavano gli esiti di un servizio congiunto dei carabinieri e della polizia municipale mirato all’applicazione delle norme previste dal nuovo regolamento nei confronti di alcuni parcheggiatori abusivi che operavano nella zona Prometeo/Teatro Greco, dove ci sono sempre molti turisti. I carabinieri hanno realizzato anche dei video con cui si testimonia l’attività di parcheggiatore abusivi degli indagati.
Lucia Urso è la moglie dell’altro indagato, Francesco Mollica. Ma ha soprattutto stretti legami con esponenti di una delle famiglie mafiose più importante in città. Lei stessa, intercettata, parla della famiglia dei «Cornu», soprannome con cui si identifica una parte della variegata famiglia degli Urso. Per lei sono scattati i domiciliari perché sarebbe entrata nelle azioni intimidatorie ma non avrebbe acconsentito all’incendio dell’auto. Le indagini continuano nel massimo riserbo per arrivare all’arresto anche degli esecutori materiali del rogo.
«Gli arresti effettuati dai carabinieri sono una svolta importante – commenta il sindaco Garozzo – ma credo che l’indagine riserverà altre sorprese, specie in relazione ai rapporti tra questi soggetti ed esponenti politici che li hanno spalleggiati, come evidenziano anche le immagini delle riunioni di Consiglio comunale dedicate al contrasto del fenomeno dei parcheggiatori abusivi».
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