Sinistra unita, assemblea etnea con sguardo a Roma Tra i nodi l’esperienza dei Cento passi e gli ex del Pd

Sembra che sia già passato molto più tempo dei soli venti giorni intercorsi, in realtà, fra le Regionali siciliane e l’avvio dell’unificazione dei partiti a sinistra del Pd. Il 3 dicembre a Roma, all’assemblea che sancirà la fusione fra i partiti Sinistra Italiana, Mdp e Possibile, ci saranno anche 28 delegati da Catania. Designati al termine di un’assemblea cittadina trascorsa, in una domenica sonnacchiosa, senza l’entusiasmo della campagna elettorale che, mancato l’exploit sperato da qualcuno, ha consentito alla lista Cento passi di eleggere quantomeno un deputato all’Ars. Non è tempo di abbracci e sorrisi: si va alla conta, ai pesi e contrappesi perché la prudenza non è mai troppa. L’unità è obiettivo da tutti accettato ma per arrivarci occorre passare per sottobosco di rotture da ricomporre, storie che ricominciano, nuovi legami che si mischiano ai vecchi intorno a un’unica parola, sinistra, non ancora certezza. 

Di programmato c’è anche la dissidenza: Alessio Grancagnolo, giovanissimo candidato alle Regionali in quota Rifondazione Comunista, prende la parola per dire che il futuro contenitore dovrà fare a meno della falce e il martello impressa nel simbolo del partito. Nessuno sembra preoccuparsene più di tanto, mentre più gradimento riscuote l’auspicio formulato dallo studente: «Sul piano nazionale ognuno farà le sue scelte, ma speriamo che sul piano regionale si prosegua nel percorso unitario». Quello del rassemblement dei Cento passi di Claudio Fava. Riprova del fatto che l’unità dei progressisti sul piano elettorale un certo appeal lo conserva, nonostante tutto.

Ad animare il brusio che fa sottofondo al rituale degli interventi in scaletta – coordinati da un tavolo di garanti composto da Pietro Figuera per i civatiani, Marisa Barcellona per Sinistra Italiana e Paolino Mangano per Mdp – ci sono vari convitati di pietra. Il Pd di Renzi e, a Catania, di mister 32mila preferenze Luca Sammartino. Pd dato ormai per «causa persa» dai progressisti che provano a ricostruirsi una casa. In fuga da quel partito c’è il consigliere del capoluogo etneo Niccolò Notarbartolo. Il più attivo nel dispensare punti di vista e nello smussare le asprezze della fusione. Il suo passo a sinistra pare cosa fatta, mentre il vero rebus lo pongono gli altri convitati di pietra. Ovvero il correntone dem della Cgil catanese, quello incarnato dal trio Concetta Raia – Giacomo Rota – Angelo Villari. C’è chi li accoglierebbe nella nuova sinistra a braccia aperte; chi dà il passaggio per cosa fatta; chi storce il naso ben ricordando che Villari, da candidato alla Regionali, ha preso soltanto 2000 voti in meno rispetto al risultato provinciale dell’intera lista Cento passi (13 mila voti). 

Qualche dirigente Cgil in platea c’è, non si sa se in veste di emissario o di spettatore. Nessuno però sa come rispondere alla vera domanda: che posto c’è per l’area «laburista» nel nuovo Pd targato Sammartino-Sudano? Tra i dubbi si insinua un’altra voce: che Raia&Co abbiano già imbastito un flirt con il Campo progressista di Giuliano Pisapia. Che, in Sicilia, equivale al Centro democratico di carneadi come Bruno Tabacci e Francesco Attaguile. 

È la Dc, bellezza. E sempre lì si va a parare, quando qualcuno condanna il vociare di capannelli che si compongono e scompongono fuori dalla saletta mentre c’è da trovare la quadra sul vero nervo scoperto, appunto i nomi dei 28 delegati da spedire a Roma. «Si sa che i congressi si fanno nei corridoi, non nelle assemblee», ricorda un intervento dal tavolo. Rievocando l’età dei partiti, delle lottizzazioni e del manuale Cencelli. Usato anche adesso dalla sinistra catanese in cerca di una nuova reincarnazione. Per scongiurare l’insidia del voto segreto dei circa 170 partecipanti all’assemblea. E presentarsi il 3 dicembre con una lista fatta da tutte le anime del partito che verrà. 

Qualche big fa un passo indietro, la quota femminile viene rimpolpata e c’è spazio pure per i nomi di chi non è tesserato a nessuno dei tre partiti da unificare. Si va a casa un po’ più sollevati, e «poi si vedrà» per quel che riguarda i prossimi nodi elettorali, le Politiche e le amministrative a Catania. Più tarato su queste future sfide sembra l’intervento di Matteo Iannitti, già candidato sindaco e battitore libero della sinistra etnea: «Andiamo avanti assieme, e speriamo che si possa essere sempre di più – ha detto – le scelte e i leader di questo progetto, però, dobbiamo deciderli noi, senza che vengano calati dall’alto».

I 28 delegati: Milena Arcidiacono, Federica Barbato, Luca Barbato, Marisa Barcellona, Vittorio Bertone, Anna Bonforte Papale, Valentina Borzì, Giovanna Brigadeci, Giuliana Buzzone, Laura Carlino, Giuseppe Centamore, Toni Fede, Adriano Licata, Angelo Marchese, Salvatore Lo Faro, Paolino Mangano, Rosaria Marletta, Leo Micali, Ambra Monterosso, Silvana Nicosia, Massimo Papa, Carmela Pittera, Elga Platania, Valentina Ruffino, Giancarlo Ciatto, Stefania Zammataro, Michele Vivaldi, Andrea Vitale. Supplenti: Marcello Failla, Valentina Moscuso. 

Francesco Vasta

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