«Agghiacciante che nel 2017 si facciano ancora commenti del genere». Mauro Pomo è il responsabile di Sikulo, il bistrot gastronomico che opera nel quartiere Malaspina dal luglio 2011. In sei anni di attività non aveva mai ricevuto forme di recensione razzista. Il Ferragosto appena trascorso ha significato una prima volta per Pomo e i dipendenti del locale: su 27 lavoratori sono infatti una decina quelli stranieri. Vengono dal Ghana o dal Bangladesh, ma si sono ambientati talmente bene da instaurare un ottimo rapporto coi clienti. Non con tutti, a quanto pare, o almeno con tutti i pregiudizi razziali che ancora persistono. Su Google business il 15 agosto un utente scrive che «si mangia bene, sono gentili ed efficienti, la pizza è buona ma a me il servizio ai tavoli svolto da uomini di colore non piace». Una recensione che il Sikulo ha subito provveduto a segnalare, condividendola poi sulla propria pagina Facebook per dissociarsene.
Pomo è ancora incredulo, a distanza di giorni. «Mi lascia perplesso il tema delle recensioni – è il suo commento – questo è un esempio lampante di come non ci sia nessun filtro. Ognuno è libero di valutare ed esprimere giudizi, certamente, ma poi vengono fatti passare messaggi come questo che è tendente all’odio razziale e teoricamente è pure perseguibile dalla legge. Noi prendiamo le distanze da certi commenti e da certe persone e siamo vicini ai nostri ragazzi che ogni giorno lavorano con impegno e sorridono a tutti, senza distinzioni».
Quel che è peggio è che l’utente in questione è stato pure individuato. «Sappiamo che si tratta di un cliente abituale, una donna per giunta e di questa zona – confessa il responsabile -. Dispiace perché si parla di ragazzi che abbiamo formato. Noi infatti non li teniamo a fare lavori umili, la gente li conosce da sempre e anzi gran parte della clientela viene per loro. Dirò di più: insieme a Solco, una cooperativa che si occupa di integrazione e cooperazione nel territorio, ci occupiamo pure di fare formazione a migranti appena giunti in città. Che ci raccontano storie e vicissitudini pazzesche».
La tradizione di Sikulo è dunque aperta all’accoglienza, con una cucina regionale che si contamina attraverso il contributo di ciascuno. «Per noi è assolutamente insensato e fuori da ogni logica un commento come quello che abbiamo ricevuto – continua ancora Pomo. Vivo con estrema passione e trepidazione i racconti di chi continua ad arrivare. Se non abbiamo ancora capito che siamo esseri umani e basta siamo ancora molto lontani. D’altra parte proprio internet lo dimostra chiaramente: è sempre più facile imbattersi in pagine apertamente razziste o che incitano alla violenza».
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