Sicurezza, tre turiste assaltate a zia Lisa «Erano giovani, in scooter e molto veloci»

Prima le hanno costrette a fermarsi, tagliando loro la strada con uno scooter. Poi, mentre erano chiuse nella macchina appena presa a noleggio all’aeroporto di Catania, è arrivato un altro motorino. Dal quale è sceso un giovane che prima ha aperto il bagagliaio per rubare gli zaini e poi ha strappato via le borse dai sedili posteriori del veicolo. Sono serviti pochi minuti perché la rapina fosse finita e i due ciclomotori si dileguassero, nei pressi del quartiere di zia Lisa. «È stato un vero e proprio agguato, è durato pochissimi minuti. Sapevano cosa fare», racconta la 59enne Federica, il nome è di fantasia, una delle tre cittadine di Firenze che martedì, poco dopo l’atterraggio nel capoluogo etneo per una vacanza, si è vista portare via tutto. In una delle zone che, in una brochure della questura di Catania, viene indicata come quelle a maggior rischio.

«Eravamo arrivate in città la sera prima, erano le 12.15 e stavamo andando in autostrada. Eravamo dirette ad Agrigento, avevamo preso un appartamento lì per visitare quella parte di Sicilia», spiega. «Saremmo tornate da queste parti la settimana successiva, tra un paio di giorni andremo ad Aci Trezza e ci fermeremo lì». Senza aver visto la Valle dei templi né il mare dell’Agrigentino. «Questa faccenda ha scombinato tutti i nostri piani: abbiamo perso circa 400 euro in contanti, i nostri telefonini, i documenti. E siamo state costrette a bloccare tutte le carte di credito», dice. Una cosa mai accaduta alle tre amiche, abituate a viaggiare insieme. «L’anno scorso siamo state nel Trapanese, ci siamo trovate talmente bene che quest’anno siamo tornate per continuare a vedere l’Isola. Ma nessuno ci aveva avvertite della mancanza di sicurezza a Catania», prosegue Francesca.

Non avevano ricevuto, per esempio, il fascicoletto delle forze dell’ordine etnee in cui si danno ai turisti «semplici raccomandazioni per una serena permanenza in città». «Sia in auto che a piedi, prestare maggiore attenzione transitando per le vie di seguito – si legge nel documento, tradotto in quattro linguevia Plebiscito, piazza Palestro, via Ittar, via Palermo, corso Indipendenza, piazza Risorgimento, via Plaja». Accanto a questa, un’altra mappa: quella che indica il «percorso sicuro» dall’aeroporto al centro cittadino: da via Santa Maria Goretti, passando per via San Giuseppe La Rena e via Cristoforo Colombo

«È ovvio che, in una situazione come questa, un quotidiano francese sconsigli di visitare Catania», afferma Roberto Tudisco, presidente del sindacato degli esercenti del centro storico Fipet-Cidec. «Ma saremmo ciechi se non vedessimo che la questione sicurezza a Catania sta diventando un affare internazionale. Una figuraccia a livello globale», precisa Tudisco. Che ha raccolto le testimonianze delle fiorentine.

«Noi lavoriamo in centro, forniamo servizi ai turisti. Li accogliamo. Ieri queste tre donne si sono fermate, sconvoltissime, nel mio locale. Mi sono avvicinato per sentire la loro storia e mi sono vergognato moltissimo. Mi sono scusato, da catanese, ma questo non basta». Perché le scuse che dovrebbero arrivare non sono quelle dei semplici cittadini, «ma quelle delle istituzioni». «Dove sono il sindaco e l’assessore quando le agenzie di noleggio danno ai turisti automobili, come le Fiat 500, facilissime da rubare? I turisti rimangono senz’auto e poi devono pagare costosissime franchigie per il furto. E non basta: non tutte le agenzie in aeroporto consegnano il fascicoletto della questura. La gente che viene da fuori viene lasciata allo sbando, percorrendo vie pericolosissime». Il risultato è che subiscono «assalti in piena regola».

«Perché le autorità non si rivolgono alle istituzioni nazionali? Perché il sindaco non fa una telefonata a Renzi o ad Alfano chiedendo più uomini e mezzi? Sappiamo quali sono le zone più a rischio, ma non possiamo presidiarle perché non c’è abbastanza personale delle forze dell’ordine. Davvero la soluzione è una brochure?», conclude Roberto Tudisco. «In un primo momento eravamo sconvolte. Abbiamo detto che non saremmo venute mai più a Catania. Ma la cortesia della polizia e di chi, all’anagrafe, ci ha rifatto i documenti ci ha fatto capire che qui ci sono persone splendide – sorride Francesca – Per esempio: noi adesso stiamo attraversando un mercato cittadino ed è bellissimo. Che figuraccia queste rapine per Catania».


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