Sicilia: viviamo nella sporcizia, mentre la politica straparla di ‘grandi valori’…

MOLTE DELLE CITTA’ DELLA NOSTRA ISOLA – A COMINCIARE DA PALERMO, PER NON PARLARE DELLE STRADE DI PUNTA RAISI, CARINI, CAPACI, VILLAGRAZIA DI CARINI – SONO IMMERSE NELL’IMMONDIZIA. EPPURE LE TESSE PER QUESTI SERVIZI PAGATE DAI CITTADINI DELLA NOSTRA ISOLA SONO TRA LE PIU’ CARE D’ITALIA!

di Paolo Luparello

– Ciao Arturo!

– Ciao!

– Sei contento di essere a Palermo?

– Sì!

– Ma preferisci Palermo o Belluno?

– Palermo … ma Belluno è più pulita!

Arturo ha 7 anni e già a quell’età è in grado di sintetizzare in una battuta la differenza sostanziale tra quelli che sembrano essere due mondi e non due città di uno stesso Paese.

Noi palermitani, non so se i siciliani in generale, sembra che abbiamo la fissa per la pulizia. Tornando da qualsiasi viaggio fuori dalla terra di Sicilia dedichiamo molto spazio alla pulizia e all’educazione civica che abbiamo notato nei Paesi che abbiamo visitato. Siamo dei provinciali?

Eppure, nonostante questa chiara consapevolezza che la nostra città è sporca, che ogni zona del territorio è una potenziale discarica nella quale abbandonare tutto ciò che non ci serve più, che gran parte delle aiuole cittadine e delle strade di ogni ordine e grado non sono curate e divengono ricettacolo di pattume storico (si aspetta un nulla osta della soprintendenza per rimuovere i cumuli di immondizia?), che i marciapiedi sono un luogo dove tutto si può fare, tranne che camminare per via delle deiezioni animali, del traffico ciclistico e motoristico, della saltuaria manutenzione…

Nonostante questa consapevolezza, dicevo, noi conviviamo con tutto ciò. Non troviamo la forza di ribellarci. Non troviamo la forza per organizzare una protesta contro il degrado che diventa la misura di ciò che siamo disposti a tollerare, livellandoci sempre più in basso.

Forse la pulizia costa? Forse non siamo disposti a pagare per avere dei servizi efficienti?

A dire il vero, sembra che le tariffe che noi paghiamo, per chi le paga naturalmente, sono in cima alle classifiche nazionali per i più alti costi. Che fine fanno questi soldi? Si sente dire che manca il personale e che non ci sono i soldi per mezzi e attrezzature… ma nelle altre regioni d’Italia come fanno?

Si tratta del solito problema culturale? Della notoria inciviltà del cittadino palermitano e siculo in generale? O si tratta semplicemente del fatto che tutto è politica e il personale di ogni ente e società non gradisce certi tipi di lavori e i loro padrini politici li tutelano in ogni modo possibile, anche a scapito del servizio che dovrebbero rendere?

Abbiamo dei politici che vincono le elezioni con programmi ambiziosissimi e tutto il loro impegno si rivolge a quegli obiettivi: la lotta alla mafia e alla corruzione (non ci sono già le forze dell’ordine e la magistratura?), la lotta alla disoccupazione, l’incremento della ricchezza attraverso la crescita del Pil… e bla, bla, bla. Ma rendere più vivibile e più sicuro, dal punto di vista sanitario e ambientale, il nostro territorio non è un obiettivo? Non basterebbe forse far lavorare bene le decine di migliaia di lavoratori, precari e non, che gravano sui bilanci di Regione, Comuni e società pubbliche varie?

Cosa sarebbe la Sicilia se il suo territorio fosse curato come lo è la più sperduta landa di una regione del Nord Italia, senza volerci spingere oltre le Alpi? Perché dobbiamo fare a gara con il degrado dei Paesi africani o medioorientali che però hanno problemi di stabilità politica di ben altra natura che non quella delle scaramucce nel PD siciliano?

A quando un leader politico normale che si pone come obiettivo una Sicilia pulita, a partire dalla cura dell’ambiente nel quale viviamo?

Quanto sarebbe bello che i politici, anziché tagliare nastri di opere non sempre utili e realizzate a costi faraonici, cominciassero a essere presenti alla “consegna” ai cittadini di zone del territorio recuperate dall’incuria e dall’abbandono nel quale sono state lasciate per troppo tempo.

Un ambiente curato, che sia cittadino o agricolo o forestale, non è forse la precondizione per una riscoperta dell’educazione civica sulla quale far rinascere le buone regole del nostro vivere comune?

Meditiamo gente.


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