L’aula Serafino Famà accoglie il nuovo procuratore capo Carmelo Zuccaro stracolma. «Tanta gente significa tanta aspettativa», per usare le parole del procuratore generale Salvatore Scalia. Ci sono avvocati, magistrati, forze dell’ordine e amministratori, escluso però il sindaco Enzo Bianco. Al suo posto il vicesindaco Marco Consoli, l’assessore Rosario D’Agata e la presidente del consiglio Francesca Raciti. Il nuovo vertice degli uffici giudiziari etnei ascolta gli interventi che precedono il suo seduto accanto al predecessore Michelangelo Patanè. Alla destra di Zuccaro c’è la procuratrice aggiunta Marisa Scavo, mentre a sinistra l’altro aggiunto Amedeo Bertone che presto farà le valige per andare a coordinare la procura di Caltanissetta. In platea alcuni dei magistrati protagonisti degli ultimi anni: l’ex procuratore generale Giovanni Tinebra e l’ex procuratore capo, oggi in pensione, Vincenzo D’Agata.
Carmelo Zuccaro apre il suo discorso d’insediamento rivolgendosi a una città «che chiede legalità e giustizia». Il primo passaggio è riferito alla mafia e alla sua «straordinaria capacità d’infiltrarsi nel settore economico». La lotta a Cosa nostra da anni è al centro del lavoro del magistrato, prima come giudice a Caltanissetta durante gli anni dei processi sulla strage di Capaci e su quella di via D’Amelio, e successivamente proprio a Catania come procuratore aggiunto. Tra le vicende più spinose quella dell’indagine sull’ex governatore Raffaele Lombardo per concorso esterno alla mafia. Reato prima derubricato dalla coppia Zuccaro-Patanè in voto di scambio semplice, per poi richiederne l’archiviazione. Una questione di mancanza di prove e di diritto, ha sempre spiegato Zuccaro. Che viene definito da tutti i colleghi con un aggettivo: «Rigoroso». «Anche troppo rigoroso», dice il presidente della Corte d’appello Giuseppe Meliadò, che conosce il nuovo procuratore capo dai tempi dell’università. «Legge ogni pagina e ogni numero, non gli sfugge una virgola», continua.
«Tutto questo dovrebbe spaventarmi – prosegue Zuccaro nel suo discorso – ma sono orgoglioso e fiducioso perché la procura di Catania ha una squadra formidabile con una tradizione antica». Il suo pensiero va ai colleghi di sempre – anche a chi non c’è più come il magistrato Giuseppe Gennaro -, ai giovani pm e al personale amministrativo. «Da soli non si conseguono risultati, io faccio appello alla squadra per puntare ai traguardi che vogliamo raggiungere». Un gruppo che in passato si è presentato diviso e che negli ultimi anni è stato guidato da un papa straniero: il pugliese trapiantato a Roma Giovanni Salvi, più volte nominato da chi sedeva tra il pubblico. «La nomina di Zuccaro fuga ogni ombra sul fatto che l’ufficio di Catania non possa essere guidato da un magistrato di Catania – commenta il presidente del tribunale Bruno Di Marco – la sua figura è garanzia di un lavoro sereno, puntuale e rigoroso. È un condottiero».
Subito dopo le formalità di rito, comincia la sfilata di autorità per gli auguri al nuovo procuratore. A stringergli la mano si alternano anche il rettore dell’università di Catania Giacomo Pignataro e la prefetta Maria Guia Federico. In rappresentanza del Comune etneo c’è il vicesindaco Marco Consoli. «Il sindaco dov’è?», chiediamo. «Ma ci sono io, due assessori e la presidente del consiglio comunale», replica. «Si, ma il sindaco dov’è?», «Era presente ieri alla riunione operativa per la nuova cittadella giudiziaria, oggi era una cerimonia formale e, avendo altri impegni, poteva anche non essere presente». Assenze a parte, Zuccaro affida le ultime parole del suo discorso a tutti i presenti: «Dedicherò tutto il mio impegno professionale per una giustizia efficace – conclude -. Che il Signore e voi stessi possiate aiutarmi».
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