«C’era molta confusione quando il ragazzo è entrato già armato del suo coltello. In mezzo alla clientela, non abbiamo visto bene la scena. È successo tutto in un attimo». Risponde così a MeridioNews uno dei lavoratori della macelleria di via generale Muscarà nel centro di Piazza Armerina, in provincia di Enna, dove oggi il 30enne Carlo Lo Monaco ha ucciso a coltellate il padre 53enne Armando.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire finora, pare che il giovane soffra di disturbi mentali e che prima di accoltellare il padre, lo abbia accusato di violenze e aggressioni subite quando era bambino. La vittima, da anni separato dalla moglie, viveva in Germania dove svolgeva l’attività di barbiere e si era costruito una nuova famiglia con una compagna da cui aveva avuto anche due figli ancora piccoli. Era rientrato due giorni fa a Piazza Armerina per trascorrere alcuni giorni di ferie. Stando ad alcune testimonianze, all’interno della macelleria insieme a lui sarebbe stata presente anche un’altra figlia.
Entrato in un secondo momento dentro l’attività commerciale, il 30enne si sarebbe scagliato direttamente contro il padre colpendolo con diversi fendenti alla gola. Il padre sarebbe morto dissanguato dopo pochi minuti. Il ragazzo intanto sarebbe scappato e avrebbe fatto ritorno a casa per chiamare il proprio avvocato. Nella sua abitazione, poco dopo, la polizia lo ha arrestato e ha ritrovato anche l’arma del delitto. Gli investigatori della squadra mobile stanno cercando di ricostruire la precisa dinamica del delitto anche attraverso le testimonianze degli avventori della macelleria.
Carlo Apophis Apep. È questo lo pseudonimo utilizzato dal parricida – che proprio ieri ha compiuto 30 anni – su Facebook. È il nome di una divinità egizia appartenente alla religione dell’antico Egitto che simboleggia l’incarnazione della tenebra, del male, del caos ed è l’antitesi della dea Maat che rappresenta, invece, l’ordine e la verità. Nel profilo del 30enne, fino a 18 ore fa risultano pubblicati post e foto che prendono di mira i migranti. «La mafia nigeriana metteva i nigeriani sui barconi grazie a Pd e ong», è il titolo di un articolo condiviso da Carlo Lo Monaco. Di ieri è anche il post contro l’attore statunitense e attivista per i diritti umani Richard Gere che, negli ultimi giorni è andato a Lampedusa in sostegno della nave Open Arsm: «Io non chiamerei Richard Gere neanche il mio barboncino… Alle elementari gli altri barboncini per prenderlo in giro potrebbero chiamarlo “sacco scrotale rugoso” e non mi sta bene!».
A chi gli faceva gli auguri per il compleanno, inoltre, Carlo ha risposto in un commento: «Sto lodando i coraggiosi che pubblicamente mi hanno fatto gli auguri nonostante stia facendo una campagna pesante contro la massoneria e contro la droga. Non tutti hanno il coraggio di farsi vedere che mi frequentano o interagiscono con me in altro modo».
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