La risposta del Comune di Catania alla protesta delle assistenti igienico-personali degli alunni diversamente abili delle scuole dell’obbligo catanesi è una finestra chiusa. È esplosa la rabbia delle lavoratrici della cooperativa Azione sociale, che da stamattina non hanno più potuto prestare servizio negli istituti scolastici catanesi. Oltre ottanta, che fino a venerdì si sono occupate dei bisogni indispensabili degli alunni in tutto o in parte non autosufficienti, e che adesso pagano lo scotto di un contratto della durata di dieci mesi siglato un anno fa, e scaduto a febbraio, per un totale di oltre un milione di euro. «Le assistenti sono essenziali», afferma sicura la mamma di una bambina, in piazza con le persone che aiutano sua figlia, tutti i giorni, a frequentare le lezioni. «Faccio questo lavoro da quasi dieci anni», racconta Mariella Abate, una delle lavoratrici che da oggi non ha preso servizio. Nonostante la speranza di una nuova proroga, oltre a quella che ha permesso la prosecuzione del servizio nel mese di marzo.
«Ho girato per anni tutte le scuole del territorio comunale, perché sono stata supplente – continua Abate – A volte, andavo in cinque scuole diverse in cinque giorni. Ci sono tantissimi bambini in difficoltà che hanno bisogno del nostro aiuto, molti di loro non possono essere autonomi e si ritrovano, senza preavviso, senza assistenza. È vergognoso». L’invito alla vergogna viene scandito dalle urla in piazza Università, dirette alla finestra della stanza del primo cittadino Salvo Pogliese. Mentre a Palazzo degli elefanti si discute delle crociere e della prossima stagione turistica catanese, in strada si grida «I bambini non si toccano, Pogliese ascolta la voce dei bambini». Un imperativo più che una preghiera. «Non solo è assurdo che fino alla fine dell’anno non ci sarà assistenza – aggiunge la lavoratrice – È incredibile che un servizio come questo non sia stabile».
Del resto, che si tratti di un lavoro indispensabile, lo dice anche il Comune di Catania. Nei documenti con i quali si stabilisce il pagamento delle fatture alla cooperativa, si legge che si tratta di un «pubblico servizio di notevole rilevanza sociale». Un «diritto sacrosanto», per dirlo con le parole di chi protesta. «Staremo qui finché non avremo risposte». La richiesta è semplice: «Che l’amministrazione prolunghi i contratti – interviene la mamma – Il rischio è non potere mandare a scuola i nostri figli: non possono andare in bagno, hanno bisogno di persone di cui si fidano e che conoscano le loro esigenze». Alcuni istituti scolastici, secondo quanto riferito in piazza, si starebbero organizzando affidando il compito assistenziale agli ausiliari. «Noi siamo state formate – grida un’altra lavoratrice – Non si può chiedere ai collaboratori didattici, i bambini non sono pacchi postali, hanno difficoltà patologiche per cui serve agire con cognizione di causa».
«Abbiamo serissimi problemi con il nostro bilancio e oggi alle 19.30 faremo una riunione per capire lo stato dell’arte – risponde il sindaco di Catania a MeridioNews – Stiamo cercando di risolvere, per capire se riusciremo a ripristinare il servizio fino a fine anno scolastico». Con l’obiettivo di capire cosa sarà possibile fare per l’anno prossimo. Il tema è, al solito, quali siano i margini per garantire i servizi con il dissesto. E con il bilancio stabilmente riequilibrato da predisporre: i conti devono quadrare, ma per il momento sembra che la formula non sia stata trovata. «A pagare – conclude una delle manifestanti – sono sempre le fasce più deboli».
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