Nel mirino della polizia il 73enne Tommaso Inzerillo e altre sei persone. Gli inquirenti citano i «rapporti privilegiati negli Stati Uniti» e una «stretta compenetrazione tra i legami di sangue e la storica appartenenza a Cosa nostra»
Sequestrati beni per due milioni al gruppo Inzerillo Sigilli a sette imprese, autovetture e conti bancari
Ingente sequestro di beni alla famiglia mafiosa di Passo di Rigano degli Inzerillo. La polizia di Palermo ha dato esecuzione al provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale su richiesta del procuratore e del questore del capoluogo siciliano. I beni per un valore complessivo di circa due milioni di euro sono stati sequestrati a Tommaso Inzerillo, 73 anni, Francesco Inzerillo, 66 anni, Giuseppe Spatola, 47 anni, Benedetto Militello, 35 anni, Antonino Lo Presti, 36 anni, Antonino Fanara, 37 anni, e Alessandro Mannino, 62 anni.
Si tratta di sette imprese, un immobile, 9 autovetture, 17 rapporti finanziari, una quota pari al 50 per cento del capitale di società a responsabilità limitata. Disposta anche l’amministrazione giudiziaria per un’impresa attiva nel settore del commercio alimentare. Gli investigatori parlano di «una pericolosità sociale qualificata» dei soggetti «in quanto gravemente indiziati di appartenere all’associazione di tipo mafioso denominata Cosa nostra». In particolare le indagini hanno dimostrato come il mandamento di Passo di Rigano, «nel quale opera con un ruolo decisivo la famiglia degli Inzerillo, abbia, in tempi recenti, assunto una rinnovata posizione di rilievo nell’ambito di Cosa nostra palermitana, che ha consentito ai mafiosi di detto territorio di coltivare in modo proficuo i propri interessi criminosi, sfruttando in questo contesto anche i rapporti privilegiati intessuti da decenni con i sodali stabilitisi negli Stati Uniti d’America».
I soggetti destinatari del sequestro farebbero tutti parte di unico gruppo, con a capo Tommaso Inzerillo, «caratterizzato dalla comunione non solo di interessi economici, ma anche da stretti rapporti di famigliarità, circostanza, questa, che genera una profonda compenetrazione tra i legami di sangue e la storica appartenenza a Cosa nostra».