Una frattura politica basata su guerre tra gruppi e problemi di correnti. Ma anche una soluzione acclamata a gran voce dai cittadini in aula. Dopo la scelta di ieri sera decadono il primo cittadino e tutto il consiglio comunale. Al centro della vicenda il voto dei consiglieri che prima sono stati in giunta e di recente all'opposizione
Scordia, passa la mozione di sfiducia al sindaco Tambone: «Gli ex Megafono rinnegano se stessi»
Le opposizioni ci sono riuscite. Dopo una prima mozione fallita il 29 dicembre, ieri sera il consiglio comunale di Scordia ha votato la sfiducia per il primo cittadino. Erano 20 i consiglieri presenti in aula, otto d’opposizione e 12 di maggioranza, che ieri hanno posto la parola fine all’esperienza amministrativa di Franco Tambone. Con un voto abbastanza compatto: 14 i favorevoli, due gli astenuti, un assente e tre contrari, di cui due sono gli ormai ex assessori Aurelio Corbino e Paola Vitale.
Quella presentata ieri sera, come detto, era la seconda proposta di sfiducia proposta dal senato cittadino. La prima, presentata allo scadere dei due anni che per legge devono trascorrere per arrivare al vaglio dei consiglieri, non passò perché la lista del Megafono e il Partito democratico diedero un ultimatum alla giunta. Dopo sei mesi di attività turbolenta a far scattare la miccia, tra le varie problematiche cittadine, è la vicenda giudiziaria che ha portato alle dimissioni dell’assessore Pippo Lo Castro.
«Al centro dei fatti un carteggio tra il dirigente dell’ufficio tecnico, l’architetto Salvatore Campisi, e un tecnico che si è occupato di un progetto di riqualificazione della scuola Salvo Basso – racconta a Meridionews l’ex consigliere Guido Rizzo – Da quanto dichiarato dal dipendente comunale in aula, sarebbe emersa una strana esternalizzazione dei servizi che avrebbe richiesto circa 60 mila euro alle casse comunali, contro i circa 5 mila euro della gestione interna». «Su questa situazione sono emersi particolari agghiaccianti che hanno costretto l’amministrazione stessa a mandare il carteggio alla Procura». Ma non solo. «Ci sono anche altri problemi che riguardano la carenza idrica, la gestione dei rifiuti, i cantieri di servizio e la perdita dei contributi ministeriali per l’ammodernamento del depuratore» conclude Rizzo.
La mozione bipartisan arriva tra i banchi consiliari con la firma di nove consiglieri, otto d’opposizione e con l’avallo del dissidente del Pd Carmelo Billò. Primo firmatario, Nicolò Ferro della lista Fare Scordia. Con lui Biagio Caniglia di Alleanza per Scordia (vicina a Nello Musumeci), Giuseppe Calandra del gruppo misto, Antonio De Pasquale ex Pdl vicino al deputato regionale Marco Falcone, Antonino Frazzetto della lista civica Scordia per te, Delfo Aristodemo lista civica di sinistra e Guido Rizzo Scordia bene comune. La serata è andata avanti tra toni molto accesi, con un’aula consiliare stracolma e il pubblico che ha invocato più di una volta le dimissioni. Da parte sua, l’amministrazione è stata costretta a constatare di non avere più i numeri.
«Il sindaco non aveva più la maggioranza in consiglio comunale, provocando una situazione di stallo amministrativo – dichiara a MeridioNews Nicolò Ferro – Era inutile continuare con questa esperienza visto l’immobilismo che perdurava ormai da più di un anno. Non c’è nulla da festeggiare perché è una sconfitta per la città di Scordia, ma da oggi inizia il lavoro più difficile. Quello di costruire un’alternativa civica valida e credibile per il governo della città. Ora è giusto ridare la parola ai cittadini».
Tutta la dinamica che ha portato alla sfiducia però, secondo l’ormai ex primo cittadino Franco Tambone, risponde a mere logiche di corrente: «In questa vicenda c’è poco di politico – spiega a MeridioNews Tambone – Molto è stato fatto su istinti personali e lotte fra correnti. La sfiducia rappresenta un atto di chiarezza perché mostra a tutti chi si è assunto la responsabilità di interrompere questa legislatura, senza pensare però alle conseguenze. La responsabilità – conclude l’ex sindaco – ricade su una parte politica, gli ex Megafono, che per anni è stata al governo della città e quindi ha di fatto sfiduciato se stessa».