Il maltempo ha causato il cedimento della copertura di una parete nella parte a sud del porto, dove nel 2019 avvenne la tragedia con tre vittime. In un documento, si parla di anomalie legate all'esecuzione delle opere. Assessore: «Faremo verifiche». Guarda le foto
Santa Maria la Scala, la mareggiata danneggia il molo Dopo i lavori del 2015, dirigente contestava «anomalie»
«Addio, molo». Potrebbe sembrare la rivisitazione in chiave marinaresca del celebre passaggio dei Promessi Sposi dedicato alla partenza di Renzo e Lucia, in realtà si tratta della sintetica constatazione dei danni subiti, domenica scorsa, dal porticciolo di Santa Maria la Scala, ad Acireale. A farla, con un post su Facebook, è stato don Francesco Mazzoli, sacerdote che nel piccolo borgo è da anni punto di riferimento per la comunità. Un impegno che va oltre la cura delle anime: dal più recente appello a intervenire in favore dei pescatori piegati dal caro carburanti alle richieste di attenzioni per un luogo che d’estate è meta dei bagnanti, ma durante il resto dell’anno rischia di essere dimenticato.
Don Francesco ha pubblicato le foto delle conseguenze della mareggiata che, insinuandosi tra i frangiflutti, si è riversato sul molo causando il cedimento di parte della copertura di una parete. Si tratta del punto in cui tre anni fa avvenne la tragedia in cui morirono Lorenzo D’Agata, Margherita Quattrocchi ed Enrico Cordella, i tre ragazzi che, mentre si trovavano a bordo di un’auto, vennero trascinati in mare dalle onde. Le immagini dei danni al porticciolo dei giorni scorsi hanno suscitato commenti di vario tipo: da chi si è detto pronto a contribuire per il loro ripristino a chi, invece, si è chiesto se non si sia trattato soltanto del principio di un decadimento generale del piccolo scalo nella frazione marinara. Ma c’è stato anche chi ha ricordato come, in realtà, proprio il porticciolo di Santa Maria la Scala qualche anno fa sia stato oggetto di un intervento di riqualificazione. Con annessa domanda: i lavori furono fatti a regola d’arte?
A chiederselo è anche il Comune che, nei prossimi giorni, farà una conta del danno per poi cercare di capire se per riportare tutto alla normalità bisognerà guardare soltanto in avanti, a come stanziare le somme necessarie, o se invece sarà il caso di dare un’occhiata anche al recente passato. «Per il momento è presto per potere parlare di un nesso con i lavori eseguiti diversi anni fa – dichiara a MeridioNews l’assessore comunale alle Manutenzioni delle infrastrutture Salvo Grasso – ma di certo ricostruiremo l’iter che accompagnò quell’intervento. Servirà qualche giorno, perché parliamo di opere realizzate con la precedente amministrazione». I lavori, che usufruirono di un finanziamento di mezzo milione di euro, furono appaltati a due ditte del Palermitano e completati a fine 2015, in piena zona Cesarini, in una fase in cui pareva concreto il rischio di perdere i fondi europei. A giugno del 2016, invece, risale il certificato di regolare esecuzione delle opere, sulla scorta dei controlli effettuati dal direttore dei lavori.
Un contributo per la ricostruzione della storia, tuttavia, l’amministrazione guidata dal sindaco Stefano Alì potrebbe trovarlo in un documento inviato il 14 novembre 2016 dal dirigente del settore Ambiente Giuseppe Torrisi, nelle vesti di rup. Destinatario della nota – recapitata per conoscenza anche alle due imprese – proprio il direttore dei lavori. In tre pagine, il responsabile unico del procedimento dichiarava di avere vistato il certificato di regolare esecuzione dei lavori «per trasmetterlo urgentemente nei tempi dovuti» alla Regione, in modo tale che l’ente non rischiasse di perdere l’erogazione dell’ultima tranche da 91mila euro del finanziamento ma al contempo «senza avere la possibilità di procedere a qualsiasi forma di verifica». Seguiva l’elenco delle criticità ravvisate dallo stesso direttore dei lavori, ma anche altri rilievi sorti alla luce di «ulteriori sopralluoghi esperiti nei giorni scorsi». E tra le anomalie riscontrate, ce ne furono alcune riguardanti il rivestimento delle murature.
«È stato rilevato il distacco parziale di qualche metro quadrato degli intonaci di rivestimento delle murature della parte finale del porto – si legge nel documento – Da esame sommario, è stato possibile accertare che anche altre parti dello stesso intonaco di rivestimento sono in scadenti condizioni. Ciò evidenzia, a parere dello scrivente, una scadente esecuzione dei lavori (sbagliata scelta dei materiali, cattiva preparazione delle pareti ecc.). Tale condizione – scriveva il dirigente comunale – non è accettabile e tale bene non può essere consegnato al patrimonio comunale». Lo stesso rup invitava il direttore dei lavori a intraprendere «tutte le attività di competenza che il caso impone».
Nell’attesa che il Comune faccia luce sulla vicenda, una notizia positiva per il porticciolo di Santa Maria la Scala c’è. Tramite fondi legati al Flag Riviera Jonica Etnea – società consortile costituita da un partenariato pubblico-privato – dovrebbe essere finanziata l’installazione di telecamere di videosorveglianza e barriere automatiche all’ingresso dei moli delle frazioni a mare. L’intervento, oltre Santa Maria la Scala, interessa anche Stazzo e Pozzillo e vale circa 110mila euro. A progettarlo sarà la stessa società che si occupò del progetto di riqualificazione.