Sanità, dopo la morte di Antonella Seminara la Giunta Crocetta corre ai ripari. Perché non l’ha fatto prima?

Una donna di 40 ci ha rimesso la vita. Oggi il Governo scopre che mancano i servizi di Rianimazione.

Ora che sono arrivati il dolore e la rabbia per una donna di 40 anni – Antonella Seminara – morta perché assistita male a causa delle strutture sanitarie pubbliche carenti, si corre ai ripari. Ieri, da Palazzo d’Orleans, la sede del Governo della Regione, è arrivato un comunicato stampa che annuncia l’adozione di provvedimenti urgenti, diventati tali – cioè urgenti – dopo che ci è scappato il morto.

“La Giunta riunita questo pomeriggio (ieri pomeriggio per chi legge ndr) ha deliberato, su proposta dell’assessore alla Salute, Lucia Borsellino, di disporre che le Aziende sanitarie, nel rispetto degli standard di sicurezza, completino il potenziamento dei Punti nascita previsti dalla programmazione regionale assicurandone l’adeguamento degli organici ricorrendo a tutti gli strumenti previsti dalla normativa vigente. Per i previsti punti nascita delle aree critiche con eccezionali difficoltà di accesso, sarà emanato apposito atto di indirizzo per le Aziende sanitarie al fine di privilegiare, per la copertura della dotazione organica, nel rispetto delle norme contrattuali, l’assegnazione di personale con adeguata e consolidata esperienza professionale, ricorrendo anche alla rotazione periodica di personale medico ed infermieristico attinto da altre strutture sanitarie aziendali. La Giunta ha inoltre stabilito che le Aziende sanitarie attivino i posti letto di Rianimazione previsti dalla programmazione regionale e non attivati, anche mediante rimodulazione dei piani di spesa aziendali da proporsi entro il 30 settembre 2013”.

Incredibile ma vero. Quello che la Giunta regionale di Rosario Crocetta avrebbe dovuto fare qualche mese fa viene fatto oggi. Meno male che i giornali sono anche una testimonianza di quello che accade.

Non più di un mese e mezzo fa abbiamo assistito alla chiusura di 28 Punti nascita della Sicilia. Sono stati chiusi quelli delle aree marginali dell’Isola. A sorreggere questa tesi, un’idea molto ‘intelligente’: siccome sono già aree marginali, rendiamole ancora più marginali togliendo anche i Punti nascita. E le donne in gravidanza? Si ‘stocchino’ le gambe e vadano a partorire altrove.

Quello che scriviamo può sembrare assurdo – soprattutto alla luce dell’incredibile morte di Antonella Seminara – ma è la verità. Appena un mese e mezzo fa, o giù di lì questo Governo regionale chiudeva 28 Punti nascita. Tra questi, quello di Lipari e di Pantelleria, tra le proteste degli abitanti delle Eolie e delle donne di Pantelleria.

Questo giornale, insieme con Marina Modica – allora responsabile del Megafono per le isole della Sicilia, che per questa scelta assurda adottata dal Governo Crocetta ha lasciato il Movimento del presidente della Regione – ha seguito, passo dopo passo, la vicenda della chiusura del Punto nascita di Pantelleria. E di due donne che si sono recate – anzi, sono state costrette a partorire altrove.

Sono fatti. Invece di potenziare l’ospedale di Pantelleria- soprattutto in prossimità dell’estate, quando l’isola si riempie di turisti – la sanità pubblica di quest’isola è stata depotenziata.

Su Pantelleria abbiamo assistito a una sceneggiata tra l’Asp di Trapani, l’assessorato regionale alla Salute, il neo Sindaco di Pantelleria. Tutti a produrre i massimo dell’ ‘annacamento’ per il minimo movimento.

La domanda è semplice: oggi l’ospedale di Pantelleria sarebbe in grado di effettuare un parto cesareo in emergenza? Questo ospedale è dotato di un reparto di Rianimazione?

Adesso la responsabilità della morte di Antonella Seminara verrà scaricata sui medici. L’inchiesta della magistratura non è più contro ignoti. La Procura della Repubblica di Nicosia ha già inviato sei avviso di garanzia. I reati ipotizzati sono omicidio colposo e aborto colposo in concorso. Gli avvisi di garanzia – che in questi casi sono atti dovuti – riguardano due ginecologi, un anestesista, due ostetrici ed un operatore del 118.

Con molta probabilità, l’inchiesta sarà piuttosto lunga e complessa. Perché i medici e gli operatori sanitari, sui quali la politica sta provando a scaricare le responsabilità di quanto accaduto, proveranno a difendersi.

Noi ci auguriamo che la magistratura – che ormai è l’ultimo baluardo in un Paese nel quale, oltre al lavoro, sono ormai in discussione alcuni diritti soggettivi, a cominciare dal diritto alla salute – vada fino in fondo, indagando su quanto è stato fatto nella sanità pubblica siciliana negli ultimi cinque anni. 

Della ‘riforma’ avviata dal precedente Governo regionale – riforme che prosegue con l’attuale Governo regionale – noi contestiamo la ‘filosofia’.

A nostro modesto avviso, l’unica cosa seria fatta negli ultimi anni nella sanità pubblica è il Piano di rientro che, non a caso, non è stato redatto né dal precedente Governo, né da questo Governo. Ci riferiamo al Piano di rietro redatto dal professore Roberto Lagalla.

Quasi tutto quello che è stato fatto insieme con il Piano di rientro e dopo è discutibile. E’ discutibile avere sbaraccato ‘pezzi’ importanti della sanità pubblica con l’impegno, in larga parte non mantenuto, dell’istitituzione della cosiddetta medicina del territorio. Il riferimento è ai Pta (Punti territoriali di assistenza) e Pte (Punti territoriali di emergenza).

La magistratura, in primo luogo, dovrebbe accertare se contestualmente – o magari subito dopo – lo smantellamento di ‘pezzi’ della sanità pubblica sono stati aperti i punti di medicina del territorio.

Analisi che andrebbe fatta non soltanto con le ‘carte’, ma anche con le testimonianze dirette: per capire non solo se questa medicina del territorio c’era, ma anche che tipi di servizi forniva. (a destra, Monica Modica)

Possibilmente, andando a riprendere gli articoli di stampa che, dal 2010 al 2012, fino ad oggi, denunciavano e denunciano l’assenza di medicina del territorio, pur in presenza di ‘pezzi’ di strutture sanitarie pubbliche smantellate.

Questo è successo e succede in una Regione che spende, ogni anno, oltre 8 miliardi di euro per il servizio sanitario pubblico (cifra che, per quasi tre quarti, considerando anche l’Irap, è a carico dei contribuenti siciliani!).

Togliamo i soldi che servono a pagare il personale medico e paramedico (peraltro sottodimensionato, come denunciano medici e infermieri). E vediamo quali sono le sezioni dei costi effettivi di questo settore.

A quanto ammonta la spesa farmaceutica? Di quanto è stata ridotta dal 2008 ad oggi? E come mai, per far quadrare i conti di questo settore, sono state smantellati gli ospedali pubblici invece che gli sperperi e gli appalti? 

Certo, ci sono dei doppioni: ospedali pubblici a venti-trenta chilometri di distanza che, spesso, erogano le stesse prestazioni. Questo succedeva qualche anno fa. E, in ogni caso, erano pochi casi limite.

La presenza di questi pochi casi limite, però, non giustifica lo smantellamento sistematico che è stato attuato nella sanità pubblica siciliana.

L’amara verità è che, per mantenere in piedi gli affari (i grandi affari), le clientele gli sperperi (si pensi alla spesa farmaceutica e agli appalti per forniture delle Asp), sono stati sacrificati i punti di assistenza sanitaria pubblici. Riducendo all’osso la presenza di medici e infermieri negli ospedali pubblici. Il resto, con rispetto parlando, sono chiacchiere. 

La presenza, all’ospedale di Nicosia, di una Chirurgia senza la Rianimazione è la testimonianza palmare di quello che state leggendo. Perché la situazione che è accaduta a Nicosia potrebbe accadere in tanti altri presidi ospedalieri della Sicilia. Non lo diciamo noi: lo dice la Giunta regionale, che ieri sera, come avete letto, ha deciso di potenziare il servizio Rianimazione. Il comunicato stampa diramato ieri sera dalla Giunta regionale è un’oggettiva ammissione di responsabilità politica. 

Discutibile, inoltre, è il funzionamento del Servizio di Elisoccorso. E’ un Servizio che rientra nel 118. Il 118 costa, ogni anno, 123 milioni di euro. Una somma enorme. E’ ammissibile che spendendo tutti questi soldi un elicottero abbia un ‘guasto’? E’ ammissibile che non ci sia un mezzo di riserva? E’ ammissibile che con quattro basi operativa di Elisoccorso – Palermo, Catania, Messina e Caltanissetta – un elicottero, che impiega pochi minuti per percorrere decine e decine di chilometri abbia impiegato tre ore per raggiungere Nicosia?

Secondo noi non è ammissibile. Anche perché domenica sera il tempo era buono e non c’erano problemi. Siamo davanti a un fatto gravissimo del quale qualcuno dovrà rispondere. Sarebbe bene che il Governo, di questo particolare, riferisse al Parlamento siciliano.  

Anche sui Punti nascita va fatta chiarezza. In Sicilia c’erano, fino a pochi mesi fa, oltre 40 Punti nascita, mentre in Emilia Romagna ce ne sono una ventina. Dunque, noi ci dovremmo adeguare all’Emilia Romagna.

Questi ragionamenti sono errati. Perché non tengono conto dell’orografia e dello stato dei collegamenti della Sicilia.

La nostra è un’Isola con una netta prevalenza di colline e di monti. Anche se a partire dagli anni ’50 del secolo passato la popolazione siciliana si è, per lo più, riversata nelle aree costiere, non sono pochi i centri delle aree interne abitati. Centri mal collegati con le aree costiere perché le nove Province regionali, che avrebbero dovuto occuparsi di questa viabilità, non lo hanno mai fatto.

Chi vive nelle aree interne – soprattutto nelle zone collinari e montane – non può essere abbandonato. Invece, da quattro-cinque anni a questa parte assistiamo a ripetuti tentativi di sbaraccare i presidi ospedalieri delle aree montane. Emblematico è l’esempio delle Madonie.

Alle aree collinari e montane si aggiungono gli abitanti degli arcipelaghi siciliani, che secondo gli atti dei nostri governanti dovrebbero curarsi in Sicilia.

Tutto questo, per ‘risparmiare’, cioè per non toccare la spesa farmaceutica e gli affari degli appalti delle Asp.

Anche la storia che un Punto nascita che effettua meno di 500 parti è pericoloso, perché i medici non avrebbero la ‘manualità’, è una bufala. Non lo diciamo solo noi: lo dice anche la Giunta regionale nel comunicato di ieri sera, quando parla di far ruotare il personale.

Ma perché tutte queste cose logiche, se non ovvie, i rappresentanti del Governo della Regione non le hanno detto prima della morte di Antonella Seminara?

 

 

 

 


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