Dopo la condanna in primo grado a tre anni per truffa, il presidente dell'associazione dei costruttori edili ha deciso di fare un passo indietro. «Ho ritenuto la decisione indispensabile sia per favorire una serena verifica dei fatti da parte degli organi interni di vigilanza sulle cariche del sistema associativo», spiega in una nota l'imprenditore
Salvo Ferlito si autosospende da Ance Sicilia «Nonostante non sia obbligato dallo statuto»
Ha deciso di farsi da parte, almeno per il momento, Salvo Ferlito. Il presidente dell’Ance Sicilia, l’associazione di categoria che riunisce i costruttori edili delle provincie siciliane con sede a Palermo, recentemente condannato a tre anni, nel processo di primo grado tenutosi a Catania in cui era accusato di truffa. L’imprenditore è finito nel mirino della Procura etnea – che gli contestava anche l’aggravante di aver favorito la mafia – per l’appalto da quattro milioni di euro della strada provinciale 120 in direzione del Comune di Castel di Judica. Secondo l’accusa, sostenuta dal magistrato Antonino Fanara, Ferlito avrebbe stipulato un accordo lavorativo per affidare i lavori in subappalto alla Incoter, azienda confiscata di Salvatore Basilotta, figlio del re del movimento terra, recentemente deceduto, Vincenzo. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, il doppio contratto prevedeva il noleggio dei mezzi pesanti utilizzati per lo sbancamento e la fornitura dell’asfalto.
«Al di là di quanto previsto dallo statuto e dal codice etico dell’Ance riguardo al reato per il quale ho subito una condanna di primo grado, ho deciso di autosospendermi. Ciò – spiega in una nota Ferlito – in quanto la eticità delle mie azioni e delle mie scelte va oltre le previsioni statutarie e del codice etico e si è sempre basata su una convinta adesione ai più elevati standard di comportamento etico e sulla prevalenza degli interessi dell’associazione».
«Ho ritenuto la decisione – prosegue l’imprenditore – indispensabile sia per favorire una serena verifica dei fatti da parte degli organi interni di vigilanza sulle cariche del sistema associativo Ance, sia per poter condurre al meglio la mia difesa personale nei prossimi gradi di giudizio in attesa di pervenire ad una conclusione che – ne sono fermamente convinto – attesterà la mia totale estraneità».
«Un percorso che – conclude – nell’interesse collettivo di portare imparzialmente alla verità, ha bisogno di essere scevro da condizionamenti ed eventuali strumentalizzazioni, e che non dovrà in alcun modo rallentare l’azione di impegno e legalità da tempo intrapresa a testa alta dall’associazione regionale, in prima linea a sostegno e difesa delle imprese associate che operano nel nostro territorio».